come fare l'orto biologico di Sara PetrucciOggi vi presento Sara Petrucci, dottore agronomo con una bella esperienza pratica e didattica in materia di orto. Sara ha pubblicato il libro Come fare l’orto biologico, casa editrice Simone.

Ci siamo conosciuti via web, mi è piaciuta molto la competenza e la chiarezza con cui scrive. Visto che Sara è specializzata in metodi di coltivazione biologici, l’ho invitata a fare una chiacchierata con Orto Da Coltivare, ne approfitto per segnalarvi il suo manuale che potete trovare in libreria o richiedere alla casa editrice.

Per chi volesse farsi un’idea del libro potete scaricare cliccando qui una decina di pagine del libro, in cui apprezzerete anche le belle illustrazioni di Isabella Giorgini. Il libro lo trovate anche su Amazon, acquisto certamente consigliato.

Intervista a Sara Petrucci

Ma ora lasciamo a Sara il compito di presentarsi e di parlarci del suo manuale.

Ciao Sara, ti occupi di agricoltura, di orto, di biologico… Immagino che la professione sia anche una passione, da dove nasce?

Diciamo che si tratta di un lavoro che mi appassiona, perché a dire il vero l’entusiasmo per la materia mi è nato e si è consolidato strada facendo. Certamente la base importante fu una mia sensibilità al tema dell’ambiente, che mi portò a scegliere il percorso “agricoltura biologica e multifunzionale” tra quelli che la facoltà di Agraria di Pisa offriva.

Nella tua esperienza hai fatto molti corsi e visto da vicino tante realtà di condivisione legate all’agricoltura. Un orto quanto e come può essere utile a fare comunità e a riscoprire una dimensione sociale?

Certamente lo è moltissimo. Ho frequentato molti orti condivisi in vari luoghi e trovo che la natura avvicini le persone, perché porta ad essere meno formali, con meno filtri. Si condivide qualcosa di vero, che comporta fatica, organizzazione delle cose da fare, ma anche risultati e piacere. E poi l’orto condiviso spesso è anche aperto al resto della comunità, divenendo spesso un punto di ritrovo per momenti didattici, per feste, per incontri a tema. E poi ci sono gli spazi agricoli pensati anche per il sociale, nel senso che accolgono persone con fragilità per percorsi di vario tipo e questo è un ambito in cui si potrebbe fare ancora moltissimo. In ogni carcere, comunità di recupero, scuola, asilo, ospizio ecc si potrebbe creare un percorso adatto, a mio avviso.

Parlando ancora di orto sociale, tematica che mi sta molto a cuore, secondo te l’attività di fare l’orto cosa insegna? E in cosa è terapeutica?

Certamente a seconda dei casi può essere utile a diversi fini. Nel caso di persone adulte e senza particolari fragilità, insegna se non altro a comprendere il valore del cibo stagionale, coltivato con le difficoltà e gli imprevisti della natura, e quindi certamente aiuta a diventare più pazienti. Oltre alla pazienza, l’altra virtù che l’orto insegna a coltivare è la costanza. L’orto, per riuscire bene, deve essere curato durante tutto l’anno, facendo le cose giuste al momento giusto.

Hai recentemente pubblicato un libro. Cosa trova il lettore nel tuo “Come fare l’orto biologico”?

Credo che trovi una buona base teorico-pratica per imparare a fare l’orto con un metodo rispettoso della natura. I temi sono stati trattati tutti: dal terreno alle tecniche di semina e trapianto, dalla difesa fitosanitaria eco-compatibile alla descrizione dei singoli ortaggi più comuni. Tuttavia un libro è solo un punto di partenza: la pratica del coltivare nel tempo darà poi spessore alla conoscenza teorica, e anche gli sbagli serviranno per migliorarsi sempre.

Un suggerimento pratico: Sara Petrucci cosa fa per preparare il terreno prima di seminare l’orto?

A me piace molto la scelta di suddividere l’orto in aiuole rialzate, che restino permanenti nel tempo. In questo modo si lavora di fondo il terreno all’atto di allestire l’orto, poi nel tempo se le aiuole non verranno mai più calpestate, sarà possibile arieggiarle col forcone e con la zappa, pareggiandole poi col rastrello, ma senza rivoltare completamente la terra ogni volta. La suddivisione in aiuole però può essere evitata, per esempio, per un appezzamento tutto dedicato alle zucche, ai meloni o alle patate, per il quale consiglierei di lavorare la superficie lasciandola tranquillamente piana ed estesa.

Infine: la domanda che vorresti ti facessero. Scegli tu un argomento di cui vorresti parlare, qualcosa della tua attività o del tuo libro che hai piacere a mettere in luce e magari nessuno ti chiede mai.

E’ davvero possibile coltivare in modo biologico?

Intanto bisogna ricordare che per agricoltura biologica si intende un metodo agricolo certificato uniformemente in tutta Europa, ed è una certificazione di processo, non di prodotto: dà garanzie su come si opera, cioè sull’applicazione della normativa, ma non su eventuali inquinamenti per cause esterne all’azienda agricola. Nel piccolo di un orto personale finalizzato all’autoconsumo, con la costanza di fare del buon compost per fertilizzare la terra, dei buoni fitopreparati per le avversità e applicando il criterio delle rotazioni e delle consociazioni, si limitano gli inconvenienti e si raccolgono tanti prodotti con successo senza bisogno di usare prodotti più forti.

Un ringraziamento a Sara per i tanti spunti interessanti, a presto!

Intervista di Matteo Cereda

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