pianta di canapa sativa La canapa o cannabis sativa è una pianta molto interessante per vari motivi: sono tantissimi i prodotti che possono derivare da questa coltura, ha applicazioni a livello industriale, alimentare e medicinale.

Coltivare canapa in Italia è possibile senza grandi difficoltà: è bene ricordare che questa pianta è stata storicamente una grande ricchezza per il nostro paese, fin dai tempi dell’antica Roma. Vale la pena quindi liberarsi da pregiudizi e sfatare alcuni luoghi comuni, scoprendo di più su questa pianta straordinaria.

Lo faremo con un ciclo di articoli su Orto Da Coltivare, realizzati grazie al supporto di Claudio Natile e di Canapuglia, realtà all’avanguardia nella coltivazione naturale di cannabis sativa in Italia. Cominciamo qui di seguito col presentare le caratteristiche botaniche della pianta, alcune proprietà in essa contenute e un po’ di storia della sua coltivazione. Approfondiremo in seguito altri aspetti, per cui l’invito è di “restare collegati”.

Caratteristiche botaniche

Cannabis Sativa L., questo il nome botanico della canapa. Si tratta di una specie vegetale appartenente alla famiglia delle cannabinacee, la stessa a cui appartiene il luppolo, ordine delle urticali.

È una pianta a ciclo annuale primaverile-estivo, che può essere coltivata benissimo nel clima italiano. La pianta di cannabis è un arbusto dal fusto eretto e angoloso, si sviluppa fino a sette metri di altezza, con le foglie opposte palamato-sette, lanceolate.

L’apparato radicale fittonante può raggiungere i due metri di profondità in condizioni favorevoli, garantendo alla pianta stabilità e resistenza.

Riproduzione: varietà dioiche e monoiche

La Cannabis per sua natura è una specie dioica, presentando un esemplare maschile morfologicamente distinto dall’esemplare femminile, come accade nella specie umana. L’aspetto peculiare che differenzia i due sessi è il fiore. Quello del maschio è composto da 5 sepali al cui interno si sviluppano altrettanti stami, che hanno la funzione di contenere miliardi di microgranuli di polline.

La funzione del fiore maschio è proprio quella di produrre il polline, poi diffuso per via anemofila (cioè trasportata dal vento). Il fiore femminile si presenta sotto forma di calice, da cui dipartono due filamenti chiamati pistilli, a forma di V, che hanno la funzione di catturare il polline del maschio e dare vita al seme.

L’uomo, dal 1960, ha poi sviluppato anche le varietà monoiche, nelle quali l’organo riproduttivo maschile e femminile si trova sullo stesso esemplare e le piante sono quindi tutte uguali. Queste varietà si possono perciò definire autofecondanti, in quanto sono state selezionate appositamente per la produzione del seme.

Le varietà dioiche, in cui solo le femmine impollinate producono semente, sono scelte per la produzione di fibra perché presentano il 50% di esemplari maschi, mentre un campo coltivato con varietà monoica presenterà invece tutti gli esemplari portatori di semi.

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Come coltivare la canapa. Una guida completa alla coltura di questa pianta straordinaria, scopriamo la coltivazione della cannabis dalla semina alla raccolta.

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Le varietà di canapa

Ci sono varie scuole di pensiero nel classificare i diversi tipi di canapa ma la teoria più accreditata è che la cannabis appartenga a un’unica specie con numerose varietà.

Le varietà di canapa sono diverse migliaia: circa 400 quelle autoctone, tantissime altre sono le tipologie di ultima generazione, selezionate negli ultimi trent’anni.

La classificazione storicamente considerata divide le varietà in tre sottospecie: indica, sativa e ruderalis. Dal punto di vista morfologico le differenze tra questi tre tipi di canapa si riscontrano nello sviluppo della pianta e nella forma delle foglie, oltre che nel contenuto dei principi attivi presenti nell’infiorescenza.

Indica è quella che cresceva e cresce nella parte orientale del pianeta, la sativa quella che si è sviluppata nella parte occidentale, la cannabis ruderalis quella presente in Europa dell’Est, come Russia e Ucraina.

Proprietà della cannabis

La cannabis contiene circa seicento sostanze chimiche, si tratta del cosiddetto fitocomplesso. Di queste, 140 sono state individuate attualmente alla famiglia dei cannabinoidi, perlopiù concentrati nelle infiorescenze, il resto sono terpeni e flavonoidi.

Cbd e thc sono i cannabinoidi più conosciuti e studiati ad oggi. Il Cbd (cannabidiolo) è una molecola che funge da antagonista chimico del thc (tetraidrocannabinolo) e ha una composizione ben definita che è unica in ciascun esemplare. Ha effetti terapeutici sull’organismo umano e animale, interagendo con tutti i nostri sistemi (nervoso, articolare, gastrointestinale, muscolare e immunitario) ed è presente in differenti concentrazioni per ciascuna varietà.

Il thc è la molecola, con altrettanta formula specifica per ciascuna varietà, responsabile degli effetti psicotropi sull’organismo. Anch’esso ha effetti terapeutici ma quando si parla del potere curativo della cannabis bisogna considerare l’effetto dell’intero fitocomplesso che ogni pianta presenta. Cioè: i cannabinoidi di sintesi e i medicinali a base di questi non saranno mai validi come il fitocomplesso per intero perché è la sinergia tra le sostanze tutte che rende la cannabis un medicinale privo di effetti collaterali rischiosi.

La coltivazione di canapa nella storia

Quando trattiamo di coltivazione di cannabis in Italia stiamo parlando di una coltura antichissima e fortemente radicata nei nostri territori, è bene fare un po’ di storia per tenerlo a mente.

La coltura della canapa affonda le sue radici ben 13.000 anni fa, nel 11,000 Avanti Cristo. Questo è il periodo in cui è datato il primo ritrovamento di polline in Italia, nei pressi del lago di Albano, nel Lazio.

La coltivazione è stata introdotta in Europa dall’Asia centrale, a opera dagli sciiti nel IV secolo a.C.

Durante il periodo dell’impero romano la canapa si coltivava per uso tessile, veniva utilizzata per produrre cordame, tele, alimenti, droghe grazie alla resistenza delle sue fibre. A proposito di cordame, la nave Amerigo Vespucci, varata nel 1931, porta ancora le tele e le corde di canapa. La cannabis è stata coltivata a scopo tessile in tutto il mondo fino alla seconda guerra mondiale.

L’Italia era il secondo produttore al mondo, dopo la Russia, e il primo per la qualità della fibra. Le coltivazioni più estese nel nostro paese si concentravano maggiormente in Emilia-Romagna e Campania.

Oggi coltivare canapa in Italia è possibile, trovate un focus sulle normative in materia, realizzato sempre con il prezioso contributo di Canapuglia.

Articolo scritto da Matteo Cereda con il contributo tecnico di Claudio Natile di Canapuglia, esperto in coltivazione della canapa.

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