La coltivazione elementare: il “non metodo” Cappello

gian carlo cappello con gli ortaggi raccoltiPer descrivere la coltivazione elementare ho scritto un libro di 200 pagine e decine di immagini (si intitola “La Civiltà dell’Orto” e lo trovate qui), tuttavia in molti mi chiedono di sintetizzarne i concetti essenziali in poche righe. Ci provo.

Inizio con l’affermare che si tratta della realizzazione al momento più avanzata della filosofia del “non fare”, sviluppata in maniera comprensibile per la prima volta negli anni ‘70 dal contadino giapponese Masanobu Fukuoka.

Oltre il “non fare” attuato dalla coltivazione elementare non si può garantire un raccolto affidabile e significativo.

Il non fare della coltivazione elementare

Per parlare di coltivazione elementare vorrei descriverla grosso modo proprio in termini di “non fare”:

  • Non si lavora mai la terra, neppure all’inizio della coltivazione;
  • non vengono estirpate ne’ tagliate le erbe spontanee;
  • non si seminano erbe in aggiunta a quelle spontanee;
  • non si concima, neppure con sostanze di origine organica;
  • non si eseguono sovesci;
  • non si fa compostaggio;
  • non si approntano impianti irrigui;
  • non si interviene mai con pesticidi, ne’ chimici ne’ organici;
  • non si modifica con ammendanti la natura del terreno;
  • non si alzano “bancali”; non si fanno consociazioni varietali;
  • non si introducono E.M.;
  • non si praticano interventi di carattere omeopatico;
  • non sono previsti macchinari;
  • non si progetta l’orto;
  • non si fa riferimento a un testo (neppure al mio libro, dove anche questo concetto è spiegato ampiamente);
  • non ci si affida esclusivamente alle sementi di antica tradizione;
  • non si rispettano le distanze usuali tra le piante;
  • non si fissano a priori i tempi delle semine e dei trapianti;
  • non si fanno rotazioni colturali;
  • non si tiene conto di alcun fattore relativo al terreno, ritenuto solitamente determinante, come l’acidità, la compattezza o meno, la presenza di minerali e via dicendo.

Solo l’esposizione soleggiata e una pendenza accettabile, anche con terrazzamenti, sono considerati fattori di cui tener conto.

agricoltura del non fare secondo gian carlo

L’evoluzione del concetto di non fare

Per chi ha letto “La Rivoluzione del Filo di Paglia” di Fukuoka l’evoluzione del concetto del “non fare” dovrebbe apparire chiaro. Non facendo niente di tutto ciò la terra inizia invariabilmente e definitivamente a produrre con abbondanza, migliorando anno dopo anno.

Descrivere invece ciò che si fa è un elenco molto breve. La terra che troviamo prima dell’inizio della coltivazione si presenta o in stato di abbandono o lavorata da altri. In Natura la superficie non boschiva è sempre coperta da erbe vive che spuntano da uno strato di erbe secche. E questo è ciò che facciamo: ripristinare uno stato di normalità naturale.

Se c’è dell’erba la copriamo con altra erba secca, se troviamo la terra lavorata la copriamo con erba secca, poi l’erba crescerà rapidamente e il risultato sarà lo stesso. Da questo punto iniziale in poi ognuno potrà procedere a fare i buchi nel terreno per trapiantare e seminare senza un metodo preciso, potrà valutare come ripristinare la copertura del terreno con erba secca quando questa si consumerà, potrà trovare una pratica più adatta per se’ per tirare su dei sostegni per le piante, potrà decidere guardando le piantine come, quando e se dare acqua, troverà il modo di non far soffocare le piccole piante dall’erba che spunta da sotto la coltre di erba secca.

Se da queste pratiche togliamo il fattore “apprensione”, che sembra permeare l’agricoltura dai tempi più remoti, il risultato è la coltivazione elementare.

Elementare perché semplice e affidata agli elementi naturali, i quali al contrario della presunzione umana, delle tecnologie e delle pratiche agricole non tradiscono mai. Chi vuole cominciare a coltivare mi chiede “cosa fare” e io gli espongo le mie esperienze pratiche, ma soprattutto cerco di trasmettere come ognuno di noi abbia già geneticamente nella propria estemporaneità creativa la piena capacità di coltivare.

Approfondire la coltivazione elementare

Qui avete letto un’introduzione al “non metodo”, qualche consiglio per approfondire.

Un video sulla coltivazione elementare

Vi consiglio di vedere questo video (e poi seguire il canale youtube) dove trovate oltre due ore sulla coltivazione elementare.

Altre letture

Per approfondire la visione della coltivazione elementare ecco alcune letture utili.

L’Orto Elementare per l’infanzia

L'Orto Elementare come strumento educativo. Riflessioni di Gian Carlo Cappello sul potenziale didattico della coltivazione a scuola coi bambini.

Ruth Stout: l’orto senza fatica

Biografia e metodi di Ruth Stout, pioniera della coltivazione elementare, di Gian Carlo Cappello, curatore dell'edizione italiana di L'orto senza fatica.

Cura e potatura rispettosa dell’olivo

Gian Carlo Cappello spiega come potare e coltivare olivi secondo il metodo della potatura rispettosa e ci racconta tra mito e cultura l'importanza di questa pianta.

Masanobu Fukuoka (e la Coltivazione Elementare)

Fukuoka è imprescindibile punto di riferimento per chi vuol coltivare secondo natura. La rivoluzione del filo di paglia ha aperto nuovi punti di vista sull'agricoltura. Scopriamo l'interessante lettura del pensiero di Fukuoka da parte di Gian Carlo Cappello.

La civiltà dell’orto: intervista a Gian Carlo Cappello

Con l'orto condiviso di Angera Gian Carlo Cappello ha dimostrato che coltivare senza usare nessun prodotto e senza lavorare il terreno è possibile. La sua esperienza e la sua visione del mondo in un'intervista a Orto da Coltivare.

Articolo di Gian Carlo Cappello

 

civiltà dell'orto il libro

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2021-11-03T11:09:49+01:00

6 Commenti

  1. Giovanni Longo 17 Dicembre 2020 al 20:27

    Ho letto e visionato il video. Mi sembrano tesi condivisibili ed applicabili in larga parte.

    Credo tuttavia che nell’attesa della formazione d’una superficie ricca di humus spessa almeno 15 cm, si renda necessaria comunque una lavorazione periodica del terreno.

    Gentile e poco profonda. Ma pur sempre necessaria. E magari affiancata dalla distribuzione di ammendanti tra pacciamatura e suolo.

  2. Francesco Catalano 28 Agosto 2021 al 9:16

    Ma dai ma per favore..

    • Matteo Cereda 6 Settembre 2021 al 10:12

      Ciao Francesco. Ognuno è libero di avere le sue idee rispetto alle moltissime pratiche possibili per coltivare un orto, non penso che ci sia un solo metodo e su Orto Da Coltivare mi piace raccontare diverse esperienze e metodologie (sempre restando tra metodi ecosostenibili). Il (non) metodo di Gian Carlo lo trovo molto interessante e ha dato risultati concreti nell’applicazione pratica. Mi pare di capire che non ti convinca, ma sarebbe utile argomentare… Un commento generico che rifiuta senza motivare non è utile a nessuno.

  3. Carlo Frezza 13 Settembre 2021 al 18:47

    come si coltivano le patate?
    e cosa si fa se compare la dorifora?
    grazie

  4. alberto 3 Aprile 2022 al 12:49

    buon giorno Gian Carlo e grazie per il lavoro. spero di non distubare troppo, perchè avendo lavorato a lungo so che rispondere è la parte più faticosa e spesso noiosa in quanto ripetitiva del lavoro non manuale.
    la domanda deriva, ovviamente, dall’apprensione, ma, essendo solo nipote inurbato e vacanziero di famiglie contadine di prima dello sviluppo petrolifero, ho imparato troppo poco quando sarebbe stata l’ora.
    adesso sono vecchio ma non ancora da buttare e sono arrivato a Cipro (nord) in barca da molti anni ed è giunta l’ora di scendere.
    la maggior parte delle cose che ho letto e visto riguarda terreni che io definirei “normali”, di posti dove piove e dove l’erba (le erbe) più o meno rimane per tutto l’anno o quasi.
    qui siamo in clima arido/semidesertico, la terra è sempre argillosa e sassosa (soprattutto), il verde esiste solo da dicembre/gennaio fino ad aprile/maggio ed è legato prevalentemente al colore del grano, più qualche graminacea che viene usata fresca come foraggio.
    fatto il primo sfalcio la festa è finita e tutto diventa giallo.
    alberi pochi (pini da rimboschimento sui terreni pendenti, olivi e carrubi. per il resto cespugli e arbusti.
    qualche disperato pruduce latte e prova a irrigare a oltranza per far crescere un po’ di sorgo vicino alla stalla. direi che l’acqua la paga il governo per farsi pubblicità.
    quelli normali e sopravissuti a inurbamento e sussidi, vivono portando a spasso pecore e capre, per le quali è meno noioso camminare che stare dentro il recinto, ma per mangiare tornano a casa e trovano paglia secca e mangimi in sacchi.
    il mio problema teorico è questo: di paglia secca in balle o rotoballe, dell’anno o lasciata a marcire da anni, c’è larga disponibilità. di quello che noi chiamiamo fieno non c’è niente. forse non caso la lingua turca usa lo stesso termine per paglia e fieno. esiste solo un termine diverso per indicare l’erba secca. la differenza va molto oltre le mie capacità.
    la Ruth Stout dice che usare la paglia o il fieno è la stessa cosa, ma lo dice di un posto dove credo che qualsiasi vegetale si ain grado doi marcire in due settimane, al netto che la silice della paglia credo non nutra niente e nessuno.
    quindi, come superare la paura e cominciare senza il fieno per pacciamare?
    esiste anche una fase intermedia prima dei cespugli: forme vegetali, cardi soprattutto, che si trovano ai bordi dei campi o dove la coltivazione è stata abbandonata, ma si tratta di crescite così rade che l’idea di andare a tagliare un campo con il sole a picco e 40° all’ombra, per recuperare l’equivalente di una balla ogni 1.000 mq mi pare destituita di fondamento e, soprattutto, di speranza.
    da dove sarebbe meglio cominciare, per guadagnare un po’ di fiducia?
    grazie
    Alberto
    Yeni Erenkoy – KKTC
    p.s. gli orti familiari ovviamente esistono e producono per l’autosufficienza. diciamo una decina di vegetali commestibili nelle varie stagioni: in primis pomodori, cetrioli, insalata romana, rucola, melanzane, patate (ottime), cipolle, porri, zucche, fagioli, sedano, prezzemolo, peperoni, cavoli, cavolfiori e broccoli. tutti gli orti familiari sono lavorati, irrigati e spesso protetti da tunnel di plastica. pochi non concimano e non trattano, ma comunque fresano. arare non ha senso perchè più scendi e più sassi trovi.

  5. Marcello 10 Aprile 2022 al 10:05

    Buongiorno oggi cominciamo a praticare l’orto elementare e mi chiedevo se posso lasciare il sovescio e mettere il fieno sopra

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