Buona parte degli ortaggi che conosciamo non si seminano direttamente nell’orto, ma si coltivano iniziando col trapianto.

Le piantine si possono acquistare da vivai o negozi di fiducia, ma imparare ad ottenerle in proprio è un ottimo passo avanti: consente di risparmiare e di coltivare per ciascuna specie proprio le varietà che ci interessano, dato che l’acquisto delle bustine di semi può essere organizzato per tempo e con una buona scelta rispetto a quello delle piantine già pronte.

semenzaio per l'orto

Per semenzaio o vivaio intendiamo una struttura trasparente, di norma ricoperta con teli plastici, vetro o plexiglas e la cui funzione è quella di offrire un microclima caldo alle piantine che crescono al suo interno.

Perché seminare in semenzaio

I vantaggi che la tecnica del semenzaio offre rispetto alla semina diretta nell’orto sono vari e interessanti.

  • Selezionare delle piantine. In primo luogo possiamo seminare più piantine di quelle che realmente servono nell’orto, in questo modo quando saranno pronte avremo la possibilità di scegliere le migliori e quelle sviluppate più uniformemente.
  • Ottimizzare lo spazio nell’orto. Col fatto che le piantine trascorrono la prima fase della loro vita dentro il semenzaio, tengono occupate le aiuole dell’orto per un tempo più breve, e queste possono essere sfruttate per altre colture in precedenza. Pensiamo a tutte quelle specie che si trapiantano solo a fine aprile o a maggio, ad esempio le zucche: se le seminassimo direttamente nell’orto dovremmo farlo all’inizio di aprile, e lo spazio sarebbe quindi occupato già un mese prima, non consentendo magari di coltivare spinaci o insalatine su quello stesso spazio in precedenza.
  • Anticipare la semina. Il semenzaio è un luogo riparato, dove è possibile seminare qualche settimana prima rispetto alla semina diretta, visto che la temperatura interna è più alta.
  • Minor lavoro di sarchiatura. Bisogna considerare che le piantine trapiantate sono in vantaggio rispetto alle erbe infestanti, anche se ben presto dovremo comunque intervenire zappettando, scerbando o mettendo della pacciamatura.
  • Risparmio economico. Come ultimo fattore da considerare, ma non meno importante, c’è il risparmio sull’acquisto delle piantine, che ripagherà presto il piccolo investimento iniziale per allestire la struttura.

Quali ortaggi sono adatti al semenzaio

Anche se la gran parte delle coltivazioni orticole può esser fatta nascere in semenzaio bisogna sapere che alcune specie mal sopportano il trapianto, quindi è bene conoscere quali sono le colture indicate per la semina in vaschette.

Si prestano molto bene al trapianto tutte le cucurbitacee: zucca, zucchina, melone, anguria e cetriolo. La tecnica è valida anche per peperone, peperoncino, melanzana, pomodoro, lattughe da cespo, bietola, sedano, cavoli e altri ortaggi ancora.

In genere si trapiantano quelle specie che vanno messe a distanze ben definite nell’orto, mentre sarebbe meno comodo per le specie che si mettono a fila continua, come rucola e prezzemolo, o piselli e fagioli, perché in questo modo servirebbero troppe piantine e quindi tanto vale fare la semina diretta a file. Alcune aziende agricole fanno comunque il trapianto di rucola, spinaci e prezzemolo, perché con la semina diretta a file la nascita rapida delle infestanti renderebbe poi problematico tenere pulita la fila e quindi preferiscono trapiantare i ciuffi di 3-4 piantine sui teli neri forati.

Per carote, rape e ravanelli il trapianto è sconsigliato perché l’attecchimento delle piantine risulta difficoltoso, essendo specie da radice è meglio la semina diretta nell’orto, in modo da ottenere una verdura più regolare e di buona pezzatura.

Se abbiamo poco spazio per il semenzaio dobbiamo fare una scelta tra le piantine da seminare e quelle da comprare. In questo caso è preferibile l’acquisto di piantine di porri e di cipolle perché si mettono nell’orto a distanze brevi e ne servono tante: rischieremmo di investire tutto il nostro piccolo spazio del semenzaio solo con queste. Inoltre i semi di porri e cipolle si conservano al massimo per 2 anni, quindi se ci avanzassero bustine aperte potrebbero scadere prima del loro completo utilizzo.

Acquistare o costruire la struttura

Se si è pratichi di falegnameria e il lavoro manuale ci diverte, è possibile costruire autonomamente una struttura portante in legno, o in alternativa in metallo, da rivestire poi di materiale trasparente. Il semenzaio fai da te non è difficile da fare, l’importante è prevedere delle aperture comode per eseguire in seguito tutte le operazioni necessarie.

piccolo semenzaio apribile

Se optiamo invece per l’acquisto della serra-semenzaio, la spesa per comprarla verrà comunque ammortizzata in relativamente poco tempo, visto il risparmio sull’acquisto delle piantine, è possibile scegliere tra tante soluzioni diverse che trovate in commercio, bisogna selezionare la più adatta in base alla misura e alle caratteristiche. Ad esempio un mini semenzaio riscaldato semplice ed economico lo trovate qui, mentre una serretta coperta da telo su più piani la trovate qui.

Caratteristiche del semenzaio

Come abbiamo già visto il semenzaio è una struttura in legno o metallo con pareti e copertura trasparente (quindi vetro, telo plastico o pannelli in plexiglass), vediamo che altre caratteristiche deve avere come dimensioni e posizionamento.

Posizione del semenzaio

Per posizionare la nostra piccola serra bisogna preferire una posizione soleggiata ma anche riparata dai venti. Il semenzaio può essere messo direttamente nell’orto ma in questo modo sottrae spazio utile alle coltivazioni, quindi è bene valutare altri angoli soleggiati fuori da quest’area. Date le cure frequenti che le piantine richiedono, è fondamentale la vicinanza del semenzaio al luogo in cui si vive o si lavora, o in alternativa avere delle collaborazioni per la cura quotidiana. Infatti la produzione di piantine potrebbe essere un’importante attività condivisa tra più coltivatori di orti.

semenzaio visto dall'alto

Le dimensioni adeguate

Non ci sono limiti per le dimensioni di una serra ad uso di semenzaio, dobbiamo basarci sulle possibilità di spazio che abbiamo. Idealmente lo spazio per mettere le piantine dovrebbe essere relazionato alla superficie dell’orto. Di solito sono sufficienti pochi metri quadrati, in cui sfruttare anche la verticalità con vari ripiani, purché venga fatto senza sacrificare la luce.

Arredo minimo

Se il semenzaio ha la conformazione di una vera e propria serra per orto, per quanto piccola, è utile che al suo interno si mettano uno o più tavoli da lavoro che ci servono per fare le semine e per tenere poi tutti i contenitori allineati lì sopra. Ovviamente se è un semenzaio di piccola scala i lavori si faranno all’esterno e non occorre alcun arredo se non gli spazi dove mettere i vassoi di semina.

Riscaldamento

Avere un semenzaio riscaldato può essere molto utile per anticipare le semine e guadagnare qualche settimana. Un ambiente riparato con pareti che lasciano entrare la luce tende già a creare una temperatura maggiore di quella ambiente, ma a volte il riscaldamento è utile. Per non dissipare energia inutilmente conviene scaldare un piccolo semenzaio, che serva a far germinare i semini. Allo scopo si possono usare tappetini economici, abbiamo approfondito nell’articolo su come scaldare il semenzaio.

Cosa occorre per la semina

Una volta costruita la struttura ci si metterà al lavoro, vediamo quindi cosa serve per la semina: dai vasetti al terriccio, fino ai semi.

Contenitori per le piantine

Per la semina possiamo iniziare a conservare tutte le vaschette nere che ci sono state vendute con le piantine precedenti, ma potrà essere necessario acquistarne altre. Il colore nero di queste vaschette ha la funzione di scaldare rapidamente il terriccio contenuto al suo interno e velocizzare la nascita delle piantine. In teoria si può seminare in qualsiasi contenitore di piccola dimensione, forandone il fondo per evitare pericolosi ristagni d’acqua in eccesso, in piccola scala si possono usare ad esempio vasetti dello yogurt di riciclo, in pratica però per ottimizzare gli spazi è meglio scegliere i classici vassoi per le piantine, che hanno un costo contenuto e consentono di organizzare al meglio il semenzaio.

piantine in semenzaio

Un’alternativa ecosostenibile ai classici vassoi di plastica o polistirolo è il sistema soil blocker, che ha anche grandi vantaggi dal lato della coltivazione.

Substrato: quale terriccio usare

Per i substrati è bene non scegliere il classico terriccio universale, perché contiene un po’ di materiale grossolano, non funzionale a mettere i semi di piccola dimensione in vasetto. Il terriccio professionale per le semine è più fine e per questo migliore, ma col tempo possiamo anche imparare a usare meno terriccio miscelandolo a terra e compost, entrambi preventivamente setacciati.

Una buona ricetta per auto produrre il terriccio da semina è miscelare terra di orto, sabbia silicea e torba bruna (si può fare un terzo per ogni componente). Anche l’uso di humus di lombrico nel substrato è positivo, oltre a nutrire aiuta il radicamento.

cubetto da semina

Ci sono anche dei dischetti di torba già pronti (come quelli che trovate qui), si tratta di una soluzione decisamente meno economica, anche se più comoda. Chi coltiva sul balcone può sceglierla per non aver in giro sacchi di terriccio che sporcano.

I semi migliori

Per coltivare un orto biologico è opportuno scegliere semi che provengono da agricoltura biologica, o che per lo meno non siano stati conciati con fungicidi. Idealmente è utile anche imparare a conservare e riprodurre i semi di alcuni ortaggi per cui questa operazione è semplice, come pomodori e peperoni.

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Come seminare le piantine

Ci sono specie a seme grande, come le zucchine e i cetrioli, per le quali la semina è molto semplice. In ogni foro delle vaschette nere, riempito completamente di terriccio, possiamo mettere un seme singolo da cui nascerà una piantina.

Per le specie a seme minuto, come le lattughe, i cavoli, le cicorie o i peperoni, conviene fare la “seminiera”, ovvero spargere sul terriccio bagnato in una vaschetta tanti semi da coprire poi con un sottile strato di terra passata al setaccio. Nasceranno tante piantine che sottoporremo presto a ripicchettatura, la tecnica che consiste nell’estrarre delicatamente le piantine e ripiantarle in nuovi contenitori con terriccio, ciascuna nel proprio scomparto di vaschetta. Questa operazione va fatta quando le piantine sono molto piccole e hanno una radice lunga ma ancora poco ramificata. Per la ripicchettatura ci aiutiamo con un bastoncino per spingere delicatamente la radice della piantina nel terriccio. Le piantine di solito attecchiscono senza problemi e crescono indipendenti le une dalle altre, ciascuna col proprio pane di terra. C’è anche chi le lascia crescere tutte insieme e le separa solo al momento del trapianto, ma in genere le piantine cresciute tutte insieme hanno un aspetto un po’ filato, perché si sono sottratte luce a vicenda.

Ricordatevi di mettere delle etichette che segnalino quale ortaggio avete seminato in ogni vasetto, potete anche farne di molto carine.

Quando seminare le diverse specie

Tra le prime piantine della stagione che andiamo a seminare in semenzaio ci sono le lattughe da cespo e la cicoria catalogna, che nascono a soli 4 o 5 °C. Ben presto possiamo proseguire con bietola, cavolo cappuccio, borragine e pomodori, e quando le temperature sono miti seminiamo le cucurbitacee, il peperone, il basilico e la melanzana.

Possiamo scegliere di anticipare i trapianti di qualche settimana in primavera, utilizzando una serretta o una copertura in TNT per proteggere le colture in campo da ritorni di freddo.

Per gli ortaggi autunnali (tutti i cavoli e le varie endivie e cicorie) facciamo le semine da giugno a luglio, mentre il finocchio si semina solo a luglio e si trapianta ad agosto, perché anticipare la semina del finocchio prima del 21 giugno lo espone al rischio della prefioritura. Per evitare questo bisogna infatti che le giornate abbiano iniziato ad accorciarsi e luglio è il periodo più indicato.

Per queste semine estive comunque il semenzaio deve restare sempre aperto sui lati, fungendo a quel punto come tetto che ripara le piantine dai temporali e dalle grandinate estive.

Per certe specie le semine possono essere scaglionate ed è una scelta molto consigliata perché permette di ottenere raccolti distribuiti nel tempo. Si prestano molto alla scalarità di semina le lattughe, le bietole, la zucchina, il cetriolo, il cavolo cappuccio e il porro.

Scarica tabella di semina

Dopo la semina

Vediamo quali cure occorre avere in semenzaio dopo aver messo il seme, in modo da favorire la germogliazione e poi da lasciar sviluppare correttamente le piantine.

Le irrigazioni nel semenzaio

Le piantine vanno annaffiate con l’annaffiatoio munito di doccia, per un getto delicato, si può anche usare un nebulizzatore. Le irrigazioni non devono essere per forza quotidiane perché dipendono dalle condizioni climatiche. In primavera ci sono periodi molto umidi e ancora freddi durante i quali il terriccio delle piantine non si asciuga ogni giorno, così come capitano invece giornate molto calde e assolate durante le quali può rivelarsi necessario annaffiare due volte al giorno. Le uniche regole certe sono quelle di controllare e osservare bene lo stato del terriccio e delle piantine e irrigare al bisogno, preferendo le ore fresche della giornata per farlo.

Precauzioni

Le precauzioni da adottare per la cura delle piantine in semenzaio sono fondamentalmente due:

  • Annaffiare con acqua a temperatura ambiente, tenendo un recipiente pieno all’interno del semenzaio oppure miscelando l’acqua del rubinetto in modo da ottenerla tiepida. L’acqua fredda infatti può indurre stress alle piantine;
  • Arieggiare il semenzaio durante le giornate calde, aprendo tutte le aperture per far circolare l’aria ed evitare la condensa. La sera comunque è sempre bene richiudere la struttura.

Possibili malattie e parassiti delle piantine

Le piantine in semenzaio possono essere mangiate dalle lumache, per cui se si ha il dubbio che possano entrare conviene distribuire attorno ai contenitori della semina un po’ di ortofosfato di ferro, un lumachicida ammesso in agricoltura biologica.

Si può anche notare l’insorgenza di malattie fungine, favorite dal microclima umido che si instaura in questi ambienti, e tra queste ricordiamo Il pithium che insieme ad altre provoca la moria dei semenzai. Bisogna gestire questo inconveniente trattando con un prodotto a base del fungo antagonista Thricoderma. Se riusciamo a salvare le piantine dalla malattia e a trapiantarle, sarà opportuno poi disinfettare i contenitori in cui sono state immergendoli per qualche ora in acqua e aceto.

Quando le piantine sono da trapiantare

Per capire quando le piantine sono pronte bisogna fare alcune osservazioni e conoscere lo stadio di quelle che vengono vendute. Le lattughe da cespo e le bietole in genere hanno formato almeno 4 foglie, i pomodori sono alti circa 15 cm, ma la prova definitiva è che estraendo il panetto di terra dall’alveolo le radici lo tengono tutto e questo non si sgretola. Se vediamo che le radici sono fin troppo avvolte e sviluppate attorno al panetto di terra questo è sintomo che abbiamo aspettato oltre e a conferma di ciò noteremo che la piantina inizia ad ingiallire, perché quella terra non le è più sufficiente. Dopo il trapianto in genere si riprende, ma è sempre bene non arrivare a questo punto.

Dalla semina al trapianto non trascorre un tempo sempre definito, perché la germinazione e lo sviluppo delle piantine sono relazionati alle temperature dell’ambiente. Piantine seminate a febbraio possono arrivare dopo un mese e mezzo al trapianto, mentre quelle seminate a primavera inoltrata risultano pronte molto prima.

Una volta pronte, le piantine non devono essere trapiantate subito, ma è opportuno farle uscire fuori dalla serra tenendole ancora nei contenitori ad acclimatarsi per un giorno o due, e solo dopo trapiantarle nello spazio che abbiamo scelto per loro nell’orto.

Se dopo il trapianto abbiamo paura ci siano dei ritorni di freddo possiamo impiegare delle mini serre, adatte a coprire le piante giovani riparandole dal gelo, la serretta Aleana è un’ottima scelta.

Articolo di Sara Petrucci

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