Per poter fare un orto la prima cosa è un terreno da coltivare, qualche piantina la si può mettere anche sul balcone ma per una produzione vera e propria che soddisfi il consumo famigliare serve avere un pezzo di terra.

Chi non ha la fortuna di possedere un giardino o altro appezzamento potrebbe scoraggiarsi: comprare un terreno può rivelarsi molto costoso, anche troppo, se si pensa al poco ricavo dato dal prezzo degli ortaggi.

coltivazioni in campo

Tuttavia l’acquisto di un terreno agricolo non è condizione necessaria per avviare coltivazioni amatoriali, anzi rappresenta spesso l’alternativa meno vantaggiosa, soprattutto economicamente. I modi per ottenere un terreno in utilizzo sono diversi: accedere a orti comunali, prendere parte a un progetto di orto urbano condiviso oppure fare un accordo con un privato per avere in affitto o comodato un suo terreno.

Scopriamo qui di seguito qualcosa in più sui modi per avere un terreno da utilizzare per l’orto senza esserne proprietari; prima di esaminare possibilità e strumenti giuridici è utile però delineare brevemente vantaggi e svantaggi della proprietà privata agricola.

Comprare un terreno agricolo

Chi non ha un terreno e vuole fare un orto potrebbe per prima cosa pensare all’acquisto.

Il principale vantaggio della proprietà consiste nel diritto del proprietario stesso a qualsiasi uso del terreno che sia comunque legalmente consentito. In altri termini, si ha una quasi totale libertà nell’utilizzo del proprio fondo, la quale però viene pagata spesso a caro prezzo.

Tralasciando il tema delle tasse e delle responsabilità giuridiche che incombono sul proprietario, ad esempio per inquinamento del fondo, il principale svantaggio della proprietà consiste nell’esborso economico inizialmente necessario per acquisire un diritto sul terreno.

Per prima cosa può essere difficile trovare in vendita terreni di piccole dimensioni, per uso hobbistico, i pochi fondi disponibili sono spesso di dimensioni molto maggiori di quelle che un coltivare amatoriale riuscirebbe a gestire e non vengono ceduti a prezzi che siano inferiori a 10.000 o 15.000 euro.

In molte zone urbane attorno alle grandi metropoli, dove le persone che vivono in condominio spesso cercano un terreno agricolo e c’è scarsità di suolo non edificato non è facile trovare terra e i prezzi possono risultare ancora maggiori.

Si aggiungono poi imposte ed eventuali spese di intermediari del mercato immobiliare, notaio.

È vero che esistono varie modalità per accedere a mutui e alleggerire il carico d’investimento iniziale, ma se valutiamo l’acquisto di un terreno come operazione economica c’è da chiedersi quante decine di anni e quanti quintali di raccolto serviranno per ammortizzare nel tempo la spesa iniziale, del tutto sconsigliata a chi è e vuole rimanere hobbista.

terra da orto

Alternative all’acquisto

Comprare il terreno non è obbligatorio: se si individua una persona che possiede della terra è possibile regolamentare il fatto che questa ne conceda l’utilizzo.

Da tempi immemori ci sono diversi strumenti giuridici, tra cui il più noto è certamente l’affitto agrario, che permettono di coltivare un fondo senza acquistarlo.

Negli ultimi anni, inoltre, il fenomeno sociale degli orti urbani ha portato le Pubbliche Amministrazioni ad elaborare nuovi metodi giuridico-normativi per consentire la coltivazione hobbistica anche a chi non ha una terra di proprietà e magari non possiede risorse economiche per comprarla o affittarla.

Chi non ha un terreno quindi non deve disperare: l’orticoltore amatoriale si trova dinanzi a diverse interessanti possibilità, che nulla hanno a che vedere con le occupazioni abusive di terreno pubblico che purtroppo ancora sono diffuse in alcune aree marginali delle grandi metropoli, dove regnano degrado e precarietà.

Affitto agrario, comodato d’uso gratuito, mezzadria, orti comunali e orti condivisi rappresentano le principali alternative all’acquisto del terreno, benché probabilmente non siano le uniche.

Contratti tra privati per l’uso del terreno

Per fare l’orto senza comprare il terreno possiamo rivolgerci a un privato che ce lo conceda in “prestito”. Ci sono diverse formule, dalla concessione gratuita, al pagamento di un canone d’affitto fino alla mezzadria che prevede di condividere il raccolto.

Senza scendere troppo in dettagli tecnico-giuridici, è bene ricordare che è sempre meglio dare ai propri accordi la forma scritta, anche quando l’attività di coltivazione è hobbistica. Avere delle regole scritte ci può evitare situazioni antipatiche dovute a incomprensioni o litigi, mentre patti stipulati solo verbalmente potrebbero rendere difficile avere delle prove dell’inadempimento della controparte in caso di controversie.

Affitto agrario

Se per comprare un terreno serve un investimento importante, l’affitto agrario invece apre prospettive del tutto diverse: in genere bastano poche centinaia di euro all’anno per avere il possesso del fondo.

Se non è facile comprare un terreno, venderlo può risultare ancora più difficile e chi possiede un lotto non utilizzato sarà felice di poterci ricavare un piccolo reddito. L’importo del canone è in genere proporzionato alle dimensioni del terreno e corrisponde spesso a una cifra irrisoria o comunque ammortizzabile con il raccolto, soprattutto in caso di annate produttive.

Il contratto d’affitto garantisce di poter usufruire in pieno dell’appezzamento: il proprietario infatti non potrà fare irruzione nel terreno affittato sottraendo i frutti a chi lo coltiva.

Il comodato d’uso

Fra gli strumenti giuridici che consentono l’utilizzo di un fondo agricolo si deve menzionare anche il comodato d’uso, figura contrattuale piuttosto comune e apprezzata per il suo carattere gratuito.

Il proprietario (comodante) consegna il terreno all’ortista (comodatario), il quale si impegna a restituire il fondo entro un termine, ad esempio dopo alcuni anni oppure non appena gli venga richiesto.

Lo svantaggio del comodato consiste proprio nel fatto di dover restituire il terreno su richiesta, ma questo momento potrebbe anche arrivare dopo parecchi anni, dipende tutto dall’accordo e dalla volontà delle parti. Anche in questo caso la forma scritta assicura maggiore certezza dei rapporti giuridici.

Per maggior sicurezza si può registrare il contratto di comodato all’agenzia delle entrate, anche se questo comporta una spesa di diverse centinaia di euro in marche da bollo e imposte.

Il vantaggio del comodato è la sua gratuità, mentre dal punto di vista del proprietario l’interesse sta nell’avere qualcuno che si occupi della manutenzione del proprio terreno inutilizzato, senza perdere la possibilità di rientrarne in possesso successivamente.

La mezzadria

La mezzadria è un accordo di origini antiche, spesso stipulato oralmente, anche se anche in questo caso si consiglia sempre e comunque la forma scritta.

Essenzialmente il proprietario mette a disposizione il suo terreno, anche di modeste dimensioni, mentre chi vuole coltivare investe tempo e lavoro nella cura delle piante; poi il prodotto raccolto verrà diviso in parti uguali.

Chi mette a disposizione il suo terreno potrebbe anche essere un amico o un parente, pure se in passato la mezzadria regolava soprattutto i rapporti tra ricchi proprietari e umili braccianti. È bene sottolineare che nell’accordo delle parti possono rientrare innumerevoli possibilità, non ci sono regole fisse. Un contadino ad esempio potrebbe aver bisogno di una persona che lo aiuti a coltivare, la quale potrebbe essere pagata in natura con parte del raccolto.

Quale forma burocratica scegliere

Nel decidere tra affitto, comodato o mezzadria si consiglia un approccio di buon senso ed elasticità mentale: bisogna per prima cosa capire la volontà del proprietario dell’appezzamento. Non avrebbe senso infatti pagare un canone a chi il terreno l’avrebbe ceduto gratuitamente e viceversa.

Se ci si chiede invece quali siano le modalità per ottenere la possibilità di coltivazione su un terreno pubblico, diverse naturalmente dall’occupazione abusiva, si tenga presente che moltissime Amministrazioni utilizzano ormai due strumenti: contratti per la coltivazione di orti urbani e convenzioni per la gestione di orti condivisi.

Orti urbani in affitto

orto urbano

Ci sono ormai esperienze di orti in affitto in diverse città, anche messi a disposizione da aziende o privati, che a scopo di reddito propongono questo servizio.

Per chi ha un terreno di ampia dimensione è un buon modo per guadagnarci: lo divide in parcelle, magari cintate, predispone dei servizi come acqua e ricovero degli attrezzi e lo propone a chi vorrebbe avere un piccolo orto.

Questo sistema può presentare costi maggiori rispetto agli accordi di cui sopra, ma non necessariamente, visto che chi propone orti in affitto a livello professionale ammortizza i costi suddividendoli su più persone.

Il vantaggio in questo sta nella semplificazione degli aspetti burocratici, perché il proprietario in questi casi sarà già attrezzato con un contratto standard, oltre ai servizi che possono essere offerti. Lo svantaggio può essere nel regolamento della gestione dell’orto, che magari pone vincoli.

Ottenere un orto comunale

Per quanto riguarda gli orti urbani, è ormai noto che da anni le città italiane si sono spesso dotate di numerosi piccoli appezzamenti da destinare ai residenti del comune, spesso ai pensionati.

Solitamente l’Amministrazione sceglie un terreno interstiziale, cioè marginale e non utilizzabile per finalità edificatorie, per ragioni di pgt o per posizione, ad esempio perché situato a ridosso di autostrade, zone industriali. Molto spesso vengono progettati orti da 60 o 100 mq, quindi spazi piccoli ma dotati di acqua e ricovero attrezzi. L’acqua è quasi sempre potabile, vista la finalità anche sociale dell’orto, utilizzato sovente come strumento ricreativo per i pensionati, che ne traggono moltissimi vantaggi dal punto di vista psicofisico.

A volte i ricoveri per gli attrezzi sono posti anche all’esterno rispetto ai singoli appezzamenti e spesso, ma non sempre, ci sono cancelli principali che racchiudono tutto il gruppo di orti quasi come fosse un condominio.

In breve, i vantaggi di questa modalità di coltivazione sono rappresentati dalla comodità di accesso all’acqua e al ricovero attrezzi, nonché un canone annuo spesso irrisorio.

Al tempo stesso però bisogna rispettare i ferrei regolamenti comunali, non solo per quanto riguarda le modalità di gestione, ma anche per quel che concerne i requisiti per vedersi assegnato un orto. Ad esempio se l’Amministrazione intende destinare gli appezzamenti solo ai pensionati con almeno 60 anni, allora moltissimi altri appassionati, soprattutto i giovani, non potranno mai iniziare un’esperienza di coltivazione.

Il consiglio per chiunque sia interessato ad avere un orto è di chiedere opportune informazioni nel proprio comune, per verificare quali possibilità sono offerte dell’amministrazione locale.

Orti condivisi

Per consentire invece la coltivazione anche a chi non possiede un pezzo di terra, esiste la possibilità di progettare e gestire orti condivisi. A differenza dell’orto urbano comunale, quello condiviso è un terreno pubblico molto più ampio assegnato non a un singolo soggetto, bensì a più cittadini o comunque a un’associazione.

Anche nel caso di orto-giardino condiviso, stipulando apposite convenzioni con l’Amministrazione, si possono ottenere l’acqua potabile e il ricovero per gli attrezzi, nonché eventuali recinzioni. Spesso vengono utilizzati terreni pubblici abbandonati, in condizioni di degrado che possono essere superate solo grazie alla passione e al lavoro dei cittadini del quartiere. L’orto condiviso è per definizione partecipato e inclusivo, quindi non vi sono limiti di età. Si tratta quindi di un’ottima soluzione soprattutto per chi non rientra nei criteri di assegnazione di altri orti comunali.

Rappresenta anche l’occasione per partecipare a eventi, feste, corsi all’interno del proprio quartiere. È proprio in un orto-giardino condiviso, quindi, che sembra esprimersi al meglio tutto il valore didattico e rigenerativo dell’orticoltura, con positive ripercussioni anche sull’aspetto estetico di un quartiere.

Nell’orto condiviso certamente alcune persone potrebbero avere difficoltà nel relazionarsi con un nuovo gruppo e le sue regole, ma indubbiamente una tale esperienza sarebbe molto vantaggiosa per chi, non avendo molto tempo da dedicare alla coltivazione, non riuscirebbe da solo a occuparsi di un proprio terreno.

A chi ha desiderio di coltivare consigliamo quindi di cercare altre persone che possano sposare l’idea e provare insieme, facendo rete, a cercare un terreno comune in cui dar vita a un’esperienza di questo tipo, coinvolgendo eventualmente l’amministrazione nel patrocinare un progetto.

Marina Ferrara ha raccontato in un bell’articolo l’esperienza di orti condivisi di quartiere a Marsiglia: coltivare orti per coltivare sogni.

Articolo e foto di Filippo De Simone e Matteo Cereda

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