il noce, alberoIl noce è a tutti gli effetti una pianta da frutto, ma in confronto alle altre ha l’aspetto di albero maestoso e può raggiungere anche 25 metri di altezza, spesso se ne trovano esemplari isolati anche molto belli.

Lo possiamo coltivare con metodo biologico sia a livello amatoriale che professionale, pur con importanti differenze, lo scopo può essere tanto abbellire un giardino quanto raccogliere noci molto salubri oppure anche legname di qualità.

Vediamo quindi come coltivare un noce nel modo più ecologico possibile, visto che la pianta si trova spontanea nei boschi ed è adatta a crescere ad alto fusto. Per l’obiettivo di raccogliere noci sane ed abbondanti, pur cercando di assecondare la naturale tendenza della pianta, dovremo guidarne la crescita e le varie fasi produttive, soprattutto se abbiamo in progetto un impianto vero e proprio di noci.

L’albero noce

Pare che la pianta di noci sia originaria dell’attuale Uzbekistan, e che fosse arrivata da noi per opera dei Greci. I Romani poi la diffusero in tutto l’Impero e chiamarono il frutto “ghianda di Giove”, da cui il nome latino Juglans. Anche negli scavi di Pompei e di Ercolano sono state ritrovate noci carbonizzate, a testimoniare quanto è antica la coltivazione di questa pianta dai frutti così nutrienti. Virgilio, nelle sue Bucoliche, ci spiega l’usanza di lanciare noci ad una coppia appena sposata, così come oggi lanciamo invece il riso.

La noce è un frutto ricco di nutrienti: proteine, grassi insaturi che prevengono il colesterolo, fibre, zuccheri, sali minerali e vitamine. Mangiarne in quantità moderata è molto consigliato, e di conseguenza anche la coltivazione del noce è da promuovere.

Il noce non è noto soltanto per i frutti, ma anche per il suo legno pregiato, adatto al mobilio per le sue belle venature e per la sua struttura omogenea e compatta.

Clima e terreno adatti al noce

Clima. Il noce è un albero che si adatta a diverse condizioni climatiche e lo troviamo persino ad altitudini di 1500 m, ma non tollera le gelate tardive primaverili, che danneggiano i fiori e quindi anche la futura fruttificazione. Anche le estati molto calde e siccitose possono penalizzare la produzione, perché è vero che la pianta resiste alla siccità grazie alle sue radici profonde, ma un conto è la sopravvivenza delle piante spontanee di noce e un altro la produzione di noci in qualità e in quantità, che beneficia sicuramente di piogge ben distribuite, indicativamente di 700 mm/anno.

Il terreno ideale. Anche se il noce è una specie adattabile e rustica, e la troviamo ovunque, per produrre ed essere in salute ha preferenze sui terreni: quelli ideali sono profondi, con falda almeno sotto 1-1,5 m di profondità, di medio impasto, con poco calcare e PH leggermente alcalino. I terreni argillosi vanno bene se non sono però soggetti a ristagni idrici, che espongono la pianta a possibili attacchi fungini al colletto e alle radici.

Piantare un noce a dimora

Il trapianto. La messa a dimora di un noce è un momento importante, e condiziona la futura crescita della pianta. Bisogna che alle radici sia garantito un abbondante volume di terreno lavorato e drenante, quindi l’ideale è scavare per ogni esemplare una buca grande, delle dimensioni indicative di 70 x 70 x 70 cm o anche oltre, e facendo lo scavo è meglio tenere separata la terra dei primi strati da quella tolta più in profondità, in modo tale da rimetterli poi nello stesso ordine.

Agli strati superficiali bisogna aggiungere tanto ammendante, ovvero letame o compost ben maturi, e anche un po’ di concime pellettato organico e magari un po’ di farine di roccia come zeoliti o fosforiti. Il momento adatto per l’impianto è il periodo invernale, ad eccezione dei momenti in cui il suolo è gelato e quindi troppo duro da scavare. Se la pianta ha la zolla di terra la si pianta diritta e si copre poi la buca, mentre se è a radice nuda è consigliato dare una spuntatina alle radici troppo lunghe o eventualmente danneggiate.

Il portinnesto giusto

Sapere quale portinnesto è stato scelto per le piantine che acquistiamo è importante perché condiziona la loro longevità e la loro produttività. Il portinnesto ideale soddisfa un giusto equilibrio tra produzione di frutti e vigore vegetativo delle piante, e i portinnesti più usati per i noci sono stati propagati da seme. In Italia di solito è usato il franco derivante da popolazioni locali, come la Sorrento. Il franco ha la caratteristica di far sviluppare molto le piante e di renderle resistenti anche alla siccità, grazie alla grande espansione radicale. In America di solito usano lo Juglans nigra, che consente una più veloce entrata in produzione e anche una certa resistenza al freddo, ma in Francia in certi casi ha dato problemi di arresto di crescita delle piante. Ci sono comunque molti ibridi interspecifici tra Juglans regia e varie altre specie del genere Juglans a poter fare da portinnesto, anche ottenuti con coltura in vitro per migliorare l’omogeneità delle piante.

Sesti di impianto

Considerata la crescita molto espansa dell’albero di noce, si consiglia di tenere le piante distanti 10 metri, o comunque di 7-8 m se innestate su portinnesto meno vigoroso. Gli impianti intensivi a raccolta meccanizzata infittiscono i sesti di impianto, ma poi le piante hanno una longevità molto più breve. Gli spazi tra i filari possono essere lasciati liberi di inerbirsi naturalmente, oppure si può scegliere di seminare miscugli adatti da prati, e in entrambi i casi dovremo gestirne i tagli con regolarità. In alternativa, nei primi anni di crescita dei noci, possiamo coltivarvi ortaggi o colture da sovescio, che arricchiscono il suolo di sostanza organica, ma in nessun caso è consigliato lasciare il terreno nudo.

Coltivazione del noce

Irrigazione. Le piante giovani traggono molto beneficio dall’irrigazione, soprattutto nei periodi di siccità prolungata. Anche dopo questa fase è importante che l’acqua non manchi nel periodo di aprile-maggio, perché è necessaria alla produzione di noci di calibro buono. Come sempre, consigliamo di intervenire sotto chioma evitando di bagnare la parte aerea.

Pacciamatura. Piante piccole e appena trapiantate traggono giovamento da uno strato di pacciamatura che le circonda, meglio se di materiale naturale come paglia, fieno o erba appassita. Lo strato deve essere ben spesso e oltre ad impedire la nascita di erba che avrebbe un effetto competitivo, consente anche al suolo di rimanere umido e soffice per un tempo più lungo.

Coltivare il noce in vaso

Date le grandi dimensioni che potenzialmente raggiunge un albero di noce, coltivarlo in vaso è un po’ sacrificante per questa specie, ma se proprio si vuole provare questa strada, come minimo bisogna partire con un vaso di 40 cm di diametro o poi prevedere successivi rinvasi negli anni, man mano che la pianta continua a crescere, fino ad un massimo ragionevole.

Come potare un noce

Un’importante accortezza nella coltivazione è la potatura, da fare sia per mantenere la forma e la dimensione della pianta che per stimolare ed equilibrare la produzione, il primo aspetto sarà privilegiato per chi ha un noce in giardino, con funzione prevalentemente estetica, il secondo è invece quello più importante per un frutteto da reddito. La potatura si divide in potatura d’allevamento, volta a impostare la pianta, e potatura vera e propria, che si effettua ogni anno sulla pianta adulta.

Forma della pianta

La forma della pianta in un’ottica di coltivazione biologica deve assecondare lo sviluppo naturale delle piante, ma allo stesso tempo venire incontro alle nostre esigenze produttive. Bisogna premettere che esistono varietà di noci diverse e a seconda del tipo di fruttificazione.

Ci sono quelle vigorose e a fruttificazione apicale, ovvero sulle cime dei rami in virtù della dominanza apicale, per le quali la forma migliore è quella a vaso, con le tre o quattro branche ben aperte, e varietà a fruttificazione laterale, ovvero anche nelle altre parti del rametto, per le quali la forma ad asse centrale libero è più indicata. In questa forma, l’asse centrale non viene mai tagliato e su questo si dispongono le 5-7 branche di dimensione decrescente salendo verso l’alto.

Potatura annuale

Con le piante entrate in produzione, la potatura annuale è diversa a seconda delle varietà di noci. Quelle a fruttificazione apicale rinnovano continuamente i rami fruttiferi con la loro crescita e non richiedono interventi particolari di rinnovo. Per le varietà a fruttificazione laterale invece è necessario rinnovare costantemente queste strutture, anche perché loro iniziano a produrre presto, e trascurare la potatura le farebbe andare in senescenza precoce, perché consumerebbero tutte le loro risorse per produrre senza prima formare bene la loro struttura.

Malattie del noce

Le piante di noce possono essere colpite da alcune avversità di natura batterica, come il mal secco, che colpisce gli organi aerei, fiori compresi, e il cancro batterico, che causa profonde fessurazioni sul tronco fino al distacco della corteccia.

Tra le crittogame può capitare l’antracnosi, fungo che causa macchie necrotiche su foglie, fiori, foglie, frutti e giovani germogli, mentre i rami ormai lignificati resistono.

Le prevenzioni migliori sono: non impiantare noci dove già ce ne erano appena stati, assicurare un buon drenaggio al terreno, tenere arieggiate le chiome con moderate ma costanti potature.

Approfondimento: le malattie del noce

Insetti dannosi

Dagli afidi al rodilegno, scopriamo quali insetti parassiti possono danneggiare il raccolto e l’albero di noci, e come prevenire o contrastare la minaccia in regime di agricoltura biologica.

Afidi

Gli afidi che attaccano il noce compaiono in primavera e causano il blocco della crescita e la distorsione dei giovani germogli. Con infestazioni particolarmente intense le foglie sono molto imbrattate di melata e la fotosintesi di conseguenza si riduce. Contro gli afidi i rimedi ecologici sono molti, sia a scopo preventivo che difensivo: estratti di ortica, di peperoncino o di aglio, o sapone di Marsiglia per un effetto abbattente. Ci vuole solo l’attrezzo adatto per arrivare a trattare anche nelle parti alte della pianta, se necessario.

Rodilegno

Il rodilegno rosso è un lepidottero che può attaccare i giovani tronchi di noce, le branche e i rami. Sono le larve a fare il danno, perché scavano gallerie nel legno, indebolendo alla lunga la pianta, e soprattutto se la coltura del noce è finalizzata al legname, il danno è ancora maggiore, e più in generale rende i rami più suscettibili a spezzarsi con il vento. Oltre a favorire la presenza del picchio, suo predatore, da invitare con la costruzione di casette apposite, è utile, ogni volta che si scorge un foro sulla corteccia, infilarci un fil di ferro, che può infilzare le larve presenti all’interno, o, nel caso di noceto vero e proprio, installare trappole a feromoni non oltre il mese di maggio.

Mosca del noce

mosca del noce

La mosca del noce è un imenottero che ovifica nel mallo della noce, arrivando a rovinare il raccolto, in casi gravi anche totalmente. Contro questo insetto, molto simile nel comportamento alla mosca mediterranea della frutta e alla mosca dell’olivo si possono impiegare lo spinosad come trattamento insetticida e il trappolaggio alimentare per monitoraggio e cattura massale.

Approfondimento: le mosca del noce

Cydia

Un altro lepidottero che colpisce il noce è la Cydia pomonella, o carpocapsa, già nota come parassita del melo. Le larve penetrano nel mallo dei frutti ancora immaturi causandone la caduta precoce in alcuni casi, e l’erosione del gheriglio in quelli che arrivano alla raccolta, dato che il danno continua anche dopo che abbiamo raccolto e incassettato le noci. Il virus della Granulosi o lo spinosad sono buoni prodotti ecologici da usare contro questo parassita.

Cocciniglie

Le cocciniglie, e in particolare la cocciniglia bianca specializzata nel noce, colonizzano il tronco e le grandi branche del noce, divenendo più aggressive di anno in anno, se non si interviene. In via preventiva si possono irrorare macerati di felce, mentre per un’azione energica che le debella possiamo trattare le parti colpite con oli minerali.

le noci con guscio

Raccolta delle noci

La maturazione delle noci in Italia avviene tra settembre ed ottobre. Noteremo che il mallo inizia a fendersi e via via ad aprirsi, ma in realtà il gheriglio, che è quello che noi mangiamo, è pronto anche prima di questo momento.

Siccome le piante diventano alte, la raccolta manuale deve essere fatta scuotendo le branche con pertiche, per far cadere i frutti, e in certi casi richiede anche di arrampicarsi sopra o di usare le scale, situazioni potenzialmente pericolose, per cui bisogna adottare tutte le misure di sicurezza. Se si impianta un noceto, anche di piccole dimensioni, conviene valutare il ricorso ad un contoterzista che venga a fare la raccolta meccanizzata, che prevede la scuotitura con pinze mosse da una trattrice, il convogliamento e la raccolta delle noci da terra e infine il carico su un rimorchio.

La qualità delle noci dipende molto dalla tempestività di raccolta, soprattutto nelle annate piovose.

Dopo la raccolta avviene la smallatura, che per poche piante si può anche fare manualmente, ma per un noceto deve coinvolgere i centri attrezzati. Le noci smallate hanno ancora un’umidità elevata, che ne preclude la conservazione, quindi bisogna essiccarle al sole su gratelle, e avere cura di spostarle nel caso di maltempo. Altrimenti per grandi produzioni ci sono apposite macchine.

Varietà di noci

Mentre un tempo i noci erano considerati piante a duplice attitudine, da frutto e da legno, ormai le colture professionali sono specializzate.

Una tradizionale varietà-popolazione italiana è la Noce di Sorrento, della Campania, da cui sono derivati due ecotipi: uno a frutto corto e uno a frutto più allungato. Altra varietà campana è la Malizia, più grande di calibro e di buon sapore, mentre in Trentino è tipica la varietà Bleggiana, piuttosto produttiva.

Inoltre, si può scegliere tra le molte varietà francesi, abbastanza resistenti alle malattie fungine e batteriche, e di produzione di qualità, come la Franquette, e tra quelle californiane a fruttificazione laterale.

Articolo di Sara Petrucci

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