Negli ultimi anni le colture di ciliegie, fragole, mirtilli, lamponi, more e i vigneti sono minacciati dal moscerino della frutta (Drosophila suzukii), un insetto dell’ordine Ditteri e della famiglia Drosophilidae, originario del sud-est asiatico. Questo insetto di piccola taglia si è diffuso solo recentemente in Italia, probabilmente portato con le merci provenienti dall’Estremo Oriente. Qui ha trovato un ambiente favorevole e ha proliferato a spese delle coltivazioni di piccoli frutti.

Il moscerino causa danni gravi e irreversibili su diverse specie produttrici di frutta con buccia sottile. La Drosophila si sta diffondendo indisturbata, in assenza di efficaci antagonisti naturali. L’insetto è già stato individuato in 12 regioni italiane e in 13 Paesi europei.

drosophila suzukii, il moscerino della frutta

Non è semplice proteggere le colture dal moscerino della frutta, visto che Drosophila colpisce i frutti durante la maturazione, fase in cui non è possibile eseguire trattamenti a causa della raccolta imminente. A rendere l’insetto particolarmente pericoloso per i frutteti e i vigneti è anche la sua velocità di riproduzione: le femmine arrivano a compiere anche 10 generazioni in un anno.

Oggi le conoscenze riguardanti il comportamento di questo moscerino orientale sono inadeguate: c’è ancora troppa poca esperienza, considerata la diffusione relativamente recente sul nostro territorio. I primi rinvenimenti in Italia risalgono al 2009, in Toscana e in Trentino.

Se gli interventi con prodotti chimici sono spesso impossibili da eseguire oppure inefficaci, alcuni metodi biologici hanno fornito ottimi risultati. In particolare, la combinazione della cattura massale degli individui adulti (operazione che richiede l’uso di biotrappole) con corrette pratiche agronomiche di carattere preventivo permette di difendere in modo efficace le colture dagli attacchi del dittero.

Drosophila suzukii: caratteristiche dell’insetto

Gli adulti del moscerino della frutta sono lunghi circa tre millimetri e si riconoscono dagli occhi rossi piuttosto grandi e dal corpo bruno-dorato, caratterizzato dalla presenza di bande scure sui segmenti addominali dorsali. I maschi presentano macchie nere sulle ali, che si ritrovano anche sull’ovodepositore dentato delle femmine.

L’insetto sverna su piante spontanee locali. Infatti un altro fattore che ha contribuito alla diffusione del moscerino orientale in Europa è la presenza di molte specie vegetali che possono fungere da ospiti intermedi per l’inverno. In seguito, le femmine depongono uova di piccole dimensioni su varie specie frutticole, garantendo lo sviluppo di 10 generazioni all’anno e mostrando una capacità di ovodeposizione decisamente più elevata rispetto al moscerino autoctono. Sono 2-3 le uova deposte su ogni frutto e 350-400 quelle deposte da una femmina durante l’intero ciclo vitale.

Le uova impiegano dalle 12 alle 72 ore per schiudersi, mentre le larve si trasformano in pupe in 3-14 giorni. Le pupe a loro volta divengono adulti in un periodo di tempo compreso tra 3 e 15 giorni. La durata di ogni stadio e quindi dell’intero ciclo di vita dipende dalla temperatura.

Danni causati dal moscerino

Gli attacchi di Drosophila suzukii iniziano al momento dell’ovodeposizione. Con l’ovodepositore seghettato, le femmine incidono l’esocarpo dei frutti giunti a maturazione e depongono le uova nel mesocarpo.

In seguito, dalle uova fuoriescono le larve che nutrendosi della polpa provocano danni irreparabili alla frutta matura, causando anche infezioni batteriche e fungine. Già dopo 2-3 giorni, i frutti colpiti dall’insetto presentano aree depresse e molli, in corrispondenza delle incisioni dell’ovodepositore. In breve tempo, i frutti vanno incontro a disfacimento.

Quali piante colpisce

In Italia il moscerino ha provocato seri danni alle drupacee (ciliegie, pesche, susine, albicocche) e ai frutti a bacca (mirtilli, lamponi, more, fragole), nonché ai kiwi, ai cachi, ai fichi e all’uva. Le femmine del dittero hanno colpito anche mele e pere già lesionate.

Come difendere il frutteto

Come già anticipato, il moscerino della frutta è difficile da contrastare con prodotti chimici: anche volendo utilizzarli, bisognerebbe fare trattamenti quando i frutti sono maturi e questo renderebbe rischiosa la raccolta a causa della presenza di residui nei frutti. Per chi vuole comunque usare insetticidi, è fondamentale alternare i principi attivi per evitare l’insorgere di fenomeni di resistenza.

In agricoltura biologica, il metodo di lotta più efficace a Drosophila suzukii si basa sulle trappole con esca alimentare, che consentono di catturare gli esemplari adulti evitandone la riproduzione. Anche alcune pratiche agronomiche, come una buona potatura, sono molto utili a prevenire i problemi causati dal dittero.

Monitoraggio e cattura massale dell’insetto

vaso trap rosso

Per minimizzare i danni provocati dal moscerino della frutta i metodi più efficaci sono il monitoraggio e la cattura massale degli individui adulti attraverso l’uso di biotrappole cromotropiche alimentari. Le trappole non contengono sostanze nocive o feromoni, ma esche alimentari facili da preparare anche in casa. Trappole pensate specificamente per la cattura della Drosophila suzukii, Tap Trap e Vaso Trap rossi sono realizzate in plastica, resistenti, versatili e capaci di attirare il moscerino sfruttando il colore rosso, prediletto dall’insetto. Le trappole sono applicate come tappi a contenitori riempiti con un’esca alimentare.

Prima della messa in campo delle trappole si deve preparare l’esca, che non è altro che una miscela di aceto di mele, vino rosso e zucchero di canna. Questa ricetta è stata testata e consigliata dalla Fondazione Edmund Mach di Trento.

In seguito, si procede ad appendere le biotrappole alle piante. Si può utilizzare una bottiglia di plastica dall’etichetta rossa in combinazione con il tappo trappola Tap Trap oppure un vaso di vetro abbinato a Vaso Trap, che è possibile mettere anche in appoggio. L’ideale è che le biotrappole siano ad altezza d’uomo e ben esposte al sole.

Per eseguire una cattura efficiente, è meglio aspettare la metà di aprile, periodo in cui di solito inizia a manifestarsi la Drosophila suzukii. Per stabilire il momento giusto per la messa a dimora delle trappole, bisogna considerare sempre sia la zona di coltivazione sia il ciclo della pianta da frutto da difendere. In generale, la cosa migliore da fare è verificare la presenza del moscerino orientale mettendo in campo prima alcuni Vaso Trap con funzione di monitoraggio e poi diversi Tap Trap aggiuntivi.

Quando si nota una forte presenza di Drosophila suzukii, è consigliabile installare Tap Trap per la cattura massale del moscerino. Si monta invece Vaso Trap per la cattura selettiva dell’insetto. Vaso Trap infatti presenta un imbuto con numerosi fori che permette il passaggio all’interno della trappola solo del moscerino della frutta e quindi facilita il rilevamento del pericoloso dittero.

Approfondimento: catturare la Drosophila con trappole

Altri metodi di lotta biologica

Le trappole da sole non bastano a contenere i danni di Drosophila suzukii. Perciò è consigliabile ricorrere ad alcune misure agronomiche preventive che creano un ambiente favorevole alla rapida maturazione della frutta. Maturando in tempi rapidi, i frutti saranno meno soggetti agli attacchi del moscerino orientale.

Si rivela assai utile potare le piante da frutto in modo tale che la luce penetri facilmente attraverso la chioma e garantisca una maturazione più uniforme, permettendo una raccolta più concentrata. Altre pratiche di gestione dei filari consigliate sono l’esecuzione corretta della sfogliatura e del diradamento dei frutti e l’eliminazione tempestiva dei marciumi. Inoltre, in alcuni casi, è possibile anticipare la raccolta senza attendere che i frutti arrivino alla maturazione fisiologica e procedere alla raccolta dei frutti ancora acerbi.

Articolo di Serena Pala

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