Le piante lamiacee, o più correttamente lamiaceae con il dittongo latino, sono una grande famiglia di piante dicotiledoni, tra cui si possono trovare alcune delle piante coltivate nei nostri orti. In particolare appartengono a questa famiglia molte erbe aromatiche, come origano, timo e basilico.

E’ la famiglia degli aromi e delle piante officinali perché queste orticole hanno ghiandole sviluppate per la produzione di olii essenziali. Molte lamiacee sono quindi erbe importanti per le loro proprietà medicinali e ancora di più per l’uso in cucina.

Tra le lamiaceae che si possono coltivare nell’orto ricordiamo l’origano, il basilico, la gattaia, l’isoppo, la melissa, la lavanda, la maggiorana, il marrubio, il rosmarino, la salvia, il timo, la santoreggia, la menta.

Ecco alcuni consigli per orientarvi nella coltivazione delle principali lamiacee nel vostro orto domestico oppure sul balcone, Tutte le guide di coltivazione sono pensate secondo i criteri del biologico:

pianta di origano aromatico

Origano

la spezia del timo

Timo

Rosmarino

Rosmarino

la santoreggia

Santoreggia

melissa

Melissa

piante di basilico

Basilico

salvia officinalis

Salvia

aromatica maggiorana

Maggiorana

fiori di monarda

Monarda

Hyssopus officinalis

Issopo

Le piante lamiacee sono erbe preziose, ricche di oli essenziali, si usano come spezie in cucina o come piante officinali, sono utili al benessere dell’organismo con le loro straordinarie proprietà. Questa famiglia di piante è coltivata soprattutto per usarne le foglie, e in alcuni casi anche i fiori (come per origano e rosmarino ad esempio).

Tra i più fastidiosi insetti parassiti di molte piante lamiacee troviamo il coleottero chrysolina americana.

La presenza di piante officinali nell’orto è importante anche a garantire la biodiversità, attirare insetti utili e allontanare i parassiti, sono ottime in molte consociazioni. Per questa ragione chi coltiva un orto sinergico o comunque utilizza un metodo biologico non può non mettere nel campo alcune di queste erbe aromatiche.

Articolo di Matteo Cereda

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