ramo dell'albicocco in fioreL’albicocco è una specie da frutto originaria dell’Asia centrale e della Cina e diffusa poi ampiamente nel mondo, per arrivare in Europa già in epoca romana. Le albicocche rappresentano uno dei frutti estivi più importanti e salutari per il loro alto contenuto in beta carotene e sali minerali preziosi.

Originariamente l’albicocco era una pianta adatta ai climi continentali caratterizzati da un certo freddo invernale, ma grazie alla presenza di nuove varietà con basso fabbisogno in freddo, lo si trova anche in areali a clima mite e subtropicale.

Nel frutteto biologico misto è possibile introdurre molte varietà di albicocco a diverse epoche di maturazione e gestendole in modo naturale è possibile ricavarne ottime produzioni, purché ci sia costanza e perizia negli interventi da compiere. Tra le pratiche colturali la potatura è particolarmente importante e deve essere eseguita conoscendo la pianta e la sua attitudine produttiva.

Quando potare l’albicocco

La potatura invernale dell’albicocco si potrebbe eseguire verso la fine dell’inverno, ma siccome questa specie tollera male i grossi tagli, è meglio evitarla e preferire una potatura a fine estate, durante un arco temporale che va dal momento successivo alla raccolta fino alla caduta delle foglie ad ottobre. In questo modo la pianta cicatrizza meglio e non emette le caratteristiche gomme di reazione al taglio. La potatura eseguita in questo periodo ha anche il pregio di favorire la preparazione delle gemme a fiore per la primavera successiva.

In primavera si possono fare degli interventi in verde verso aprile -maggio, volti all’illuminazione della chioma, al controllo della vigoria e delle dimensioni della pianta. Gli interventi consistono soprattutto in cimature e sfoltimento dei rami misti vigorosi, ma anche nel diradamento dei frutticini che evita l’alternanza produttiva, e che garantisce una buona pezzatura alle albicocche rimaste.

La potatura di allevamento

Durante i primi anni dalla messa a dimora, le piante devono essere indirizzate verso la forma voluta mediante alcuni interventi di potatura molto precisi che costituiscono la fase di allevamento, un periodo importante e delicato per la costruzione dello scheletro delle piante. Gli albicocchi generalmente vengono allevati a vaso e a palmetta.

Vaso

Il vaso è la forma di allevamento che maggiormente asseconda le tendenze naturali dell’albicocco, ed anche la più adottata nelle zone collinari tipiche della coltivazione di questa specie. L’albicocco a vaso si presta anche per il piccolo frutteto misto oppure quando si inserisce una pianta fruttifera in giardino. Essendo una forma ben aperta, l’illuminazione che si ottiene all’interno della chioma è ottimale e l’altezza della pianta resta limitata (2,5-3 metri al massimo), consentendo di eseguire la maggior parte delle operazioni senza scale. La prima impalcatura delle branche principali è a 30-40 cm da terra, e ciò significa che all’impianto l’astone viene spuntato per favorire l’emissione di queste future 3-4 branche.

Palmetta

Gli albicocchi sono condotti spesso con la forma di allevamento a palmetta libera, una sistemazione adatta agli impianti professionali che richiede l’allestimento di un sistema di sostegno fatto di pali e fili metallici orizzontali. Con piante di media vigoria si possono adottare sesti di impianto di circa 4,5 x 3 metri e subito dopo l’impianto di spuntano gli astoni a 60 cm circa da terra. Durante la primavera seguente si scelgono i germogli che formeranno la prima impalcatura di branche e si asportano o si scorciano quelli che crescono in direzione dell’interfilare e quelli troppo vicini alle future branche. Dopo la costruzione della prima impalcatura si passa alla seconda, eventualmente anche al secondo anno dall’impianto, per arrivare al quarto anno con la terza impalcatura formata, usando il periodo intermedio per eliminare i succhioni, le branchette e i rami misti che si formano in eccesso sulle branche.

La potatura di produzione

L’albicocco fa parte della famiglia delle Rosacee e all’interno di questa, del gruppo delle Drupacee, caratterizzate da produrre frutti su rami misti, brindilli misti e su dardi fioriferi, i cosiddetti “mazzetti di maggio”. Le varietà di albicocco non sono tutte uguali nella prevalenza a fruttificare sugli uni o sugli altri tipi di ramo e a grandi linee possiamo fare le seguenti distinzioni, che influenzano anche le modalità di potatura.

  • Varietà come Antonio Errani, che fruttificano soprattutto su dardi e brindilli: a fine agosto-settembre si eliminano i rami misti eccedenti e si diradano dardi e brindilli.
  • Varietà come la Bella di Imola, albicocchi che fruttificano su tutti i tipi di ramo e mostrano costanza e abbondanza produttiva: in questo caso si interviene in potatura avendo cura di rinnovare le formazioni fruttifere, eliminando i rami misti interni alla chioma e facendo tagli di ritorno per rinnovare branchette e dardi, e facendo sfoltimenti anche sul verde.
  • Varietà come la Pisana e la Piera, alberi che producono prevalentemente su dardi e su rami misti vigorosi, dando frutti di buona pezzatura. Col tempo queste piante tendono a svuotarsi e a non avere molto vigore, quindi potando l’albicocco giovano energici tagli di ritorno su branche secondarie di 2 -3 anni, che consentono il rinnovo di dardi produttivi e anche l’emissione di rami misti. In potatura verde (aprile-inizio maggio), si sfoltiscono i rami misti in eccesso e si spuntano quelli vigorosi, al fine di stimolare l’emissione dei rami anticipati (quelli cioè che schiudono dalle gemme dello stesso anno di formazione) produttivi.
  • Varietà come Aurora e Orange, che fruttificano prevalentemente su dardi, brindilli, rami misti e rami anticipati. Sono piante di albicocca vigorose, con scarsa allegagione di frutti, che si potano a fine estate eliminando i rami misti interni ed eccedenti, diradando i brindilli e facendo tagli di ritorno su branchette portanti i dardi per rinnovare questi ultimi. In potatura verde si scorciano alcuni rami misti a 10 cm per stimolare l’emissione di rami anticipati.

Come potare: alcuni criteri ed accortezze

Alcune accortezze invece sono sempre valide per potare correttamente una pianta di albicocca, sono criteri che vale la pena appuntarsi per tenerne conto durante il lavoro di taglio.

  • I rami misti devono essere diradati se in eccesso, i brindilli vegetativi dell’albicocco col tempo possono diventare riproduttivi e quindi si possono lasciare, mentre i brindilli misti devono essere sfoltiti, eliminando quelli eccedenti e tendenti ad intersecarsi tra loro.
  • I dardi fioriferi sono portati da branchette, che a fine estate conviene diradare con tagli di ritorno per avere dardi nuovi che producono frutti migliori.
  • I polloni, rami vegetativi molto vigorosi che si originano dalla base della pianta, sono frequenti soprattutto su albicocchi innestati su mirabolano, che ha tendenza pollonifera. In questi casi sono necessari interventi di taglio per eliminarli alla base, per evitare che sottraggano inutilmente energie alla pianta.
  • I succhioni, rami verticali che però si originano da branche, devono essere eliminati alla base, tranne nei casi in cui possono sostituire delle branchette mancanti in punti più vuoti della chioma.
  • I tagli di potatura sull’albicocco, come sulle altre piante del frutteto, devono avvenire sopra una gemma ed essere inclinati e netti, evitando sfibrature nel legno.
  • Quando parti di pianta mostrano sintomi di qualche patologia come monilia, corineo o oidio, devono essere tagliate per contenere la diffusione del patogeno alle parti ancora sane.
  • Gli attrezzi per la potatura devono essere disinfettati quando alcune piante potate hanno mostrato sintomi di malattie, soprattutto se virali.

Per mantenere la pianta equilibrata ed in salute, non bisogna mai esagerare con i tagli, sia perché l’albicocco cicatrizza con difficoltà, sia perché i grossi tagli non presentano alcun vantaggio produttivo, ma anzi stimolano la pianta ad emettere nuova vegetazione.

Coltivare l’albicocco
La potatura: criteri generali

Articolo di Sara Petrucci

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