la concimazione secondo gian carlo cappelloDopo aver parlato di erbe spontanee, di irrigazione e di suolo, proseguiamo l’approfondimento sul metodo (o per meglio dire “non metodo”) dell’orto elementare, parlando di concimazione. Gian Carlo Cappello in questo articolo ci spiega come mai ritiene che concimare sia non solo inutile, ma anche dannoso. 

Secondo il “non metodo Cappello il suolo non deve essere lavorato e neppure concimato. Un punto di vista ben diverso dal classico approccio dell’agricoltura e anche da quello che trovate nella maggior parte degli articoli di questo blog.

Vale la pena approfondire questo sguardo differente, provando a capire la logica che sta alla base della coltivazione elementare, che probabilmente è totalmente alternativa al modo di coltivare a cui siamo stati abituati. Qui di seguito proviamo a capire quali danni possono portare i concimi.

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La coltivazione elementare di Gian Carlo Cappello. Per chi vuole approfondire l’orto elementare ecco una presentazione del (non) metodo e tutti gli articoli di Gian Carlo su Orto Da Coltivare.

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Osservare la Natura

La terra non avrebbe alcun bisogno di essere concimata, se non venisse lavorata. Questo non significa affatto che una volta lavorata la terra, concimarla le faccia bene.

Basta osservare la Natura, cioè il luogo onnipresente dove le piante possono vivere per millenni senza che nessuno lavori la terra né la concimi. Quando un animale depone le proprie deiezioni esse poggiano su una copertura di erba secca allettata nella prateria oppure di foglie cadute nel bosco, senza alcun contatto diretto con la terra. Qui gli escrementi vengono immediatamente consumati dalla micro fauna e dalle muffe fino a essere ridotti a fibra, cioè più o meno la stessa materia che compone la copertura.

Mano a mano che la copertura di erba secca o di foglie cadute viene a contatto con la terra sottostante avviene un processo di mineralizzazione delle fibre, in altre parole: la trasformazione in nuova terra, unitamente alle sostanze minerali presenti nel suolo. Dopo essere stati ridotti a fibra, anche gli escrementi arrivano a toccare il suolo e possono essere necessari mesi, ma a quel punto le parti ricche di azoto e altri elementi che le componevano al momento del “deposito” sono già stati prelevati. Resta solo il carbonio delle fibre e poco altro, appunto come avviene per gli elementi vegetali.

I danni della concimazione

La concimazione invece porta le proprie componenti direttamente nel sottosuolo mediante le lavorazioni al terreno, o comunque viene somministrata su terreni scoperti perché lavorati, senza il passaggio dei processi di elaborazione fisico – chimica naturali.

Ciò comporta grandi irrigazioni, enormi sprechi di acqua per evitare la concentrazione tossica dei contenuti del concime, organico, minerale o di sintesi che sia e il dilavamento porta il 90% delle sostanze direttamente alle falde acquifere, inquinandole.

Il naturale nutrimento delle piante

In Natura la trasformazione della copertura vegetale in humus è più che sufficiente per nutrire le piante, a patto che la terra non abbia mai subito alcuna lavorazione e che non sia stata asportata l’erba spontanea, la quale gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio del suolo e quindi nel passaggio dei nutrienti dall’humus alle radici, anche attraverso le micorrize. Le piante si nutrono per il 95% dall’aria, assumendo con la semplice respirazione: azoto, ozono, ossigeno, idrogeno e carbonio. L’energia necessaria ai processi vegetali proviene dalla combinazione fotosintesi / respirazione.

L’eccesso di sostanze ed energia prodotto dalle piante giunge al terreno attraverso le radici in forma di essudati ricchi di carboidrati, a disposizione degli abitanti dell’humus. E da qui il ciclo della nutrizione, perfetto in Natura, ricomincia.

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