i giardinieriImmaginate la vostra città sana e commestibile…

Immaginate tutti i centri urbani d’Europa coltivati a ortaggi e frutta…

Immaginate un tempo in cui consumare cibo locale ed etico, non era una scelta ma lo stile di vita abituale…

Parliamo dell’inizio del 1800.

L’urbanizzazione e l’avvento dell’industria hanno cambiato profondamente la società nell’arco del diciannovesimo secolo. I contadini di Parigi, per sopravvivere si sono ingegnati, sviluppando un metodo produttivo anche nelle loro coltivazioni cittadine: l’orto biointensivo.

Ripercorriamo insieme un po’ di storia, andando a capire dove questo metodo affonda le sue radici. Ma attenzione! Non stiamo parlando semplicemente dell’agricoltura del passato: trattiamo della coltivazione del domani.

Parigi nel 1800: la rivoluzione industriale e i contadini di città

All’inizio del diciannovesimo secolo ci furono grandi trasformazioni della società che riguardarono anche l’agricoltura: l’avvento dell’era industriale e l’invenzione del treno hanno permesso di trasportare ortaggi e frutta fresca rapidamente su lunghe distanze. Grazie a questo è via via diventato sempre più facile svincolarsi della concezione di prodotti di stagione, approfittando delle prelibatezze di regioni più al sud.

L’era industriale ha portato con sé fantastiche nuove tecnologie, ma ha messo in pericolo l’esistenza delle fattorie urbane. Questo ha trasformato completamente il modello agricolo e la nostra società.

A Parigi, grande capitale dell’Europa, i contadini per poter sopravvivere hanno dovuto reinventare l’agricoltura. In questi anni è nato un modo di fare molto più competitivo, frutto di un ingegno straordinario, tante delle tecnologie utilizzate oggi in agricoltura discendono dal quel periodo. Circa 200 anni fa i contadini urbani di Parigi inventarono il metodo bio-intensivo.

Curiosamente, per quanto antico sia, ancora oggi l’orto bio-intensivo risponde bene alle necessità del mondo moderno:

  • Permette di produrre una grande quantità di ortaggi senza bisogno di apporti chimici;
  • Produce alimenti altamente nutritivi;
  • Rigenera i suoli e permette di immagazzinare il carbonio nel suolo;
  • Grazie ad attrezzi sviluppati negli ultimi 15 anni la cura è in grande parte manuale, svincolando l’agricoltura dalla sua dipendenza al petrolio;
  • Oggi studi scientifici e l’esperienza di un numero sempre maggiore di fattorie ne dimostrano la viabilità economica;
  • All’epoca e ancora oggi, i contadini sono sostenuti da canali di acquisto locale e solidale.

Ma torniamo al 1800. Non esisteva ancora il motore a scoppio, né pesticidi o fertilizzanti di sintesi. L’utilizzo dell’azoto chimico viene scoperto alla fine del secolo. Libri di famosi contadini di Parigi spiegano quanto sia impossibile produrre cibo saporito con l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi. Raccomandavano invece l’utilizzo del letame di cavallo, considerato da loro il migliore per la coltivazione di ortaggi. I libri scritti dai contadini durante tutto il XIX secolo sono molto istruttivi. Spiegano nel dettaglio tutte le pratiche agricole, dalla lavorazione del terreno alla raccolta. Descrivono anche un’altra tematica molto importante per il corretto funzionamento della fattori: l’organizzazione sociale. Molto interessanti e disponibili anche gratuitamente nella biblioteca google, rappresentano vere finestre sul passato… per chi sa leggere francese.

Percorrere queste pagine rivela come era possibile già all’epoca produrre in maniera naturale. Tutte cose che ci scordiamo al giorno d’oggi, in cui comanda la chimica.

Tanti cavalli: tanto fertilizzante

Nel 1800 si utilizzava molto andare a cavallo e nella città vi era una particolare concentrazione di questi animali. Pensate che le strade di Parigi erano percorse da oltre 100.000 cavalli al giorno. Ognuno di loro offre generosamente circa 30 kg di letame, al giorno… Immaginate le montagne di letame fumante da pulire, ogni giorno dell’anno!

Diversi giorni a settimana le circa 4000 fattorie urbane di Parigi portavano un carico di ortaggi al mercatino del quartiere. Tornavano la sera: gli ortaggi venduti e con il carro pieno di letame di cavallo. Il letame veniva poi mischiato con della paglia, creando un bel mucchio.

Al giorno d’oggi la ricchezza di un contadino si misura in base al modello di trattore che si vanta di guidare o quant’è grande il capannone della sua azienda agricola. All’epoca invece si preferiva guardare quanto fosse grande il suo mucchio di letame che, essendo l’unico fertilizzante, era sinonimo di produzione abbondante. Il mucchio era quindi volutamente disposto all’entrata dell’azienda, ben visibile a tutti.

Quanto sono cambiati i tempi…

Prima di essere disposto sul suolo, il letame veniva fatto compostare per vari mesi e poi utilizzato appunto come fertilizzante.

Poco spazio: coltivazione intensiva

Parigi, come tutte le città, era già all’epoca in costante espansione. A differenza dei contadini fuori città, le fattorie intra-muro avevano spazi ridotti per la coltivazione. Per la prima volta in agricoltura si pone il tema della scarsità dello spazio.

Per questo, nel metodo bio-intensivo, gli ortaggi vengono coltivati molto vicini uno all’altro. Le piante vengono consociate in maniera intelligente, ad esempio la semina delle carote con i ravanelli permette di ottimizzare gli spazi. Quando i ravanelli sono raccolti le carote cominciano a germogliare. Con una consociazione del genere il contadino risparmia, oltre allo spazio, anche del tempo prezioso. Ma queste furbizie non erano ancora sufficienti.

Produrre anche d’inverno

Pensate come facevano i nostri contadini urbani per produrre d’inverno senza avere a disposizione serre di plastica… I padri delle serre sono stati proprio loro: anche se esistevano già da anni serre di vetro, il loro uso era riservato solo per i giardini reali.

Grazie alle prime industrie i contadini hanno potuto comprare ciotole di vetro da disporre sopra le piante, proteggendole così dal freddo. A ogni pianta la sua ciotola. Per permettere alle piante di respirare, queste ciotole venivano aperte di giorno e chiuse di notte. Meccanicamente? No! A mano, una alla volta… Il contadino che ne aveva di più ne contava 4000.

Ma non finisce qui: oltre alle ciotole, la notte, le colture venivano coperte da materassi di rami. Non fate espressioni stranite, conoscete questa tecnica più di quanto pensiate. Oggi facciamo lo stesso col tessuto non tessuto!

Grazie al progresso industriale, qualche anno dopo diventava possibile l’acquisto di finestre, utilizzate al posto delle ciotole. Molto più comodo, per l’epoca. Oggi facciamo largo utilizzo di plastica e archi di ferro per creare grandi serre con apertura automatica. Che fortuna! Non sarebbe pensabile lavorare tante ore come al tempo della rivoluzione industriale.

I contadini del XIX secolo si erano resi conto che non era sufficiente isolare le colture, bisognava anche riscaldare. Per fortuna Parigi abbondava di letame fresco. I contadini hanno avuto la geniale idea di utilizzarlo per creare dei “letti caldi”. Una tecnica utilizzata fino al 1970-80 da contadini in tutto il mondo. L’idea è semplice quanto fantastica: ammucchiare la quantità giusta di letame fresco mescolandolo alla quantità giusta di paglia. Si crea così un mucchio riscaldante, alto al ginocchio. Aggiungete 15cm di terra grassa, et Voilà! Otterrete un riscaldamento completamente naturale per 4 mesi, al termine dei quali il mucchio si sarà trasformato in compost. Ottimo!

Oggi utilizziamo caldaie a gas, a petrolio o elettriche, per arrivare allo stesso risultato.

file di orto biointensivo

La riscoperta del metodo bio-intensivo oggi (e domani!)

Grazie alla loro passione e genuinità questi contadini hanno fatto di Parigi una città autosufficiente nella produzione di ortaggi per circa 100 anni. Non contenti di soddisfare la capitale, esportavano l’eccedenza fino in Inghilterra. Oggi invece Parigi ha un’autonomia alimentare di 3 giorni!

Da circa 20 anni il metodo bio-intensivo si sta riscoprendo nuovamente!

Come all’epoca, dei contadini mettono le loro menti al servizio della società e inventano nuovi modi di produrre. Jean-Martin Fortier lo spiega bene nel suo libro “Coltivare bio con successo”. In Francia “la ferme du bec Hellouin” ha realizzato numerosi studi scientifici in collaborazione con l’università agraria di Parigi e dimostrato l’incredibile produttività e viabilità economica di questo approccio. Raccontano la loro storia nel libro “Abbondanza Miracolosa”. Pagine di semplice lettura ma che fanno crescere la voglia di diventare contadini.

Sono tanti altri in tutto il mondo ad aprire nuove fattorie o convertire aziende familiari con il bio-intensivo. Anche in Italia siamo sempre più numerosi a esserci resi conto dei vantaggi di questo approccio rispetto alla coltivazione convenzionale.

Un bel cappellino in testa e il sorriso sul viso per nutrire oggi le nostre comunità, grazie all’agricoltura sostenibile di domani.

Per un’introduzione alle tecniche dell’orto bio-intensivo potete leggere questo simpatico articolo.

Articolo di Emile Jacquet.

In apertura quadro di Gustave Caillebot, anno 1877. Fotografia di Elisa Scarpa (@elisascarpa_travelphotography)

NB: Per chi volesse approfondire le pratiche del metodo bio-intensivo il consiglio è di seguire un corso dedicato. Ad esempio quello di tre giorni organizzato alla Fattoria dell’autosufficienza.

Approfondimenti interessanti alle tematiche trattate nel testo sono i libri citati da Emile e gli studi di “la ferme du bec hellouin”:

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