L’ernia del cavolo è una delle patologie più serie che possano capitare ai cavoli e ad altre specie della famiglia delle Brassicacee o Crucifere, come le rape. Viene chiamata anche tubercolosi o ernia delle crucifere oppure ernia del cavolfiore.

Purtroppo, si tratta di una patologia non risolvibile con un trattamento rameico o con altri prodotti, neppure i fungicidi utilizzati nell’orticoltura convenzionale possono curare questa malattia. Questo è quindi uno dei classici casi in cui l’unica arma a disposizione di chi coltiva è a tutti gli effetti la prevenzione.

ernia del cavolo

In questo articolo descriviamo la malattia, come si manifesta sulle colture, le sue conseguenze e soprattutto il modo con cui evitarla al massimo, salvaguardando cavoli e cavolfiori.

Il patogeno Plasmodiophora brassicae

Il patogeno responsabile della malattia chiamata ernia del cavolo è il fungo Plasmodiophora brassicae. Questo fungo sopravvive a lungo nel terreno e penetra nelle radici delle piante sotto forma di zoospora versando il proprio contenuto nelle cellule vegetali. A seguito di questo fenomeno si sviluppa un plasmodio, altro particolare organo fungino, che si diffonde nei tessuti delle radici delle piante. La conseguenza di ciò è la formazione di fenomeni ipertrofici e iperplastici.

Le piante colpite sono tutte le specie di cavolo: broccolo, cavolfiore, cavolo cappuccio, kale, rapa, verza, cavolo nero e altre ancora.

Cause della malattia

La malattia è provocata dal fungo Plasmodiophora brassicae, ma ci sono dei fattori scatenanti che permettono al patogeno di manifestarsi in maniera aggressiva su cavoli, cavolfiori e rape. In particolare l’ernia è  favorita dalla forte umidità del terreno, ovvero almeno il 45% della cosiddetta capacità idrica di campo e da un range di temperature ambientali che spazia dai 9 ai 30 °C.

Altre condizioni determinanti sono l’acidità del terreno e l’abbondanza di potassio. I terreni con ph neutro e basico o comunque con un buon contenuto di calcio ne sono invece maggiormente protetti, in quanto l’inoculazione del patogeno è ostacolata da queste condizioni pedologiche.

Sintomi dell’ernia delle crucifere

Indizi della presenza di ernia del cavolo sono lo sviluppo stentato delle piante, l’ingiallimento e l’appassimento della vegetazione, soprattutto nelle ore più calde della giornata. Questo fenomeno è causato dal danneggiamento delle radici, che non riescono più a sostenere adeguatamente la parte aerea delle piante.

Ma la certezza della malattia si può ottenere estirpando una pianta e osservando attentamente le sue radici. Nel caso di ernia, infatti, possiamo notare delle evidenti galle rotondeggianti biancastre sull’apparato radicale, e queste sono proprio le ernie. A prima vista potrebbero però essere confuse anche con attacchi di Agrobacterium, quindi è necessario un esame visivo accurato.

Prevenire l’ernia del cavolo

L’ernia del cavolo deve essere prevenuta, dato che non la si può curare a posteriori. Le misure più indicate per scongiurare il rischio che si manifesti sono le seguenti:

  • Far analizzare il terreno da un laboratorio specializzato. Questo ci permette di conoscere il suo ph e la presenza o meno di calcio. Se non possiamo rivolgerci ad un laboratorio, può essere sufficiente limitarci a ricavare l’informazione del ph, utilizzando una cartina tornasole per un riscontro rapido e fai da te. Nel caso in cui il cui il ph risulti acido, è possibile arricchire il suolo di litotamnio, ovvero una farina di alghe calcaree, oppure cenere di legna. Entrambi sono fertilizzanti naturali ma anche correttivi, che apportano calcio e altri nutrienti benefici per la fertilità del suolo; un comune correttivo utilizzato per innalzare il ph dei terreni acidi è la calce.
  • Evitare i ristagni idrici del terreno, condizione, come visto sopra, scatenante. Questo si traduce nella coltivazione su aiuole rialzate, soprattutto nel caso di terreni particolarmente pesanti, e in lavorazioni periodiche profonde, non necessariamente con la vanga, meglio se con il forcone a denti diritti.
  • Praticare ampie rotazioni, come sempre, evitando di ripetere nello stesso appezzamento coltivazioni di crucifere.
  • Scegliere delle piante di crucifere resistenti, anche se in genere sono varietà ibride F1, che non piacciono soprattutto a coloro che desiderano, a buona ragione, propagare le proprie sementi dell’orto.

Ernia del cavolo: cosa fare

Qualora si dovesse verificare questa temuta patologia, purtroppo, come anticipato, non ci sono rimedi per il presente, e quindi è inutile realizzare trattamenti con prodotti di rame o con fungicidi sistemici.

Il vero problema non è tanto la perdita di quelle determinate piante crucidere colpite, ma il fatto che non sarà più possibile coltivare brassicacee su quei terreni per un tempo molto lungo, ovvero 7-8 anni. Questo evidentemente risulta essere un limite serio, soprattutto per le aziende agricole professionali le cui produzioni autunno-invernali sono basate in buona parte proprio sulle brassicacee.

Naturalmente bisogna eliminare quanto prima tutte le piante malate e allontanarle tempestivamente dall’orto, ma non è sufficiente. Qualora le crucifere siano state coltivate in una porzione limitata di orto, nell’anno successivo è possibile provare a coltivarle in altre aiuole, ma ponendo la massima attenzione al manifestarsi dei primi eventuali sintomi di questa patologia.

Piante crucifere: approfondimento

Articolo di Sara Petrucci.

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