Uno degli ortaggi più importanti in assoluto è certamente il pomodoro, indiscusso protagonista dei nostri orti nella stagione primaverile-estiva. Avere dei bei pomodori è un gran vanto per il coltivatore e in questo gioca un ruolo importante ovviamente la quantità di sostanze presenti nel terreno.

La coltura del pomodoro ha un ciclo lungo, che inizia da aprile-maggio col trapianto, o ancora prima con la semina in semenzaio, fino a settembre-ottobre quando si estirperanno le piante esaurite. In questo vasto periodo la pianta è piuttosto esigente in termini di sostanze.

pomodori ben concimati

Per ottenere buone produzioni dall’inizio alla fine la concimazione è uno dei fattori decisivi, oltre ovviamente alla prevenzione da malattie e alla lotta ai parassiti, che assicurano la salute della pianta per tutto il tempo.

Come si concima in agricoltura biologica

Nella coltivazione biologica dei pomodori, come per altre colture, non si imposta la concimazione basandosi sul calcolo sulle dosi di elementi necessari per l’ortaggio, ma si applica un approccio fondamentalmente diverso. Bisogna pensare a far stare bene la terra, renderla ricca di vita e di materiale organico, e di conseguenza su una terra fertile sotto tutti i profili (microbiologico, fisico e chimico) potranno crescere pomodori rigogliosi e sani.

Naturalmente oltre a una regola generale ci sono aspetti singolari di ogni terreno, per cui è necessario conoscere le caratteristiche dell’orto che coltiviamo. Risulta sempre utile far realizzare un’analisi presso un laboratorio professionale, che può indicare eventuali esigenze specifiche.

Anche se in linea generale si concima per prendersi cura del suolo a prescindere vale la pena comunque avere alcune accortezze relative all’ortaggio che si vuole coltivare. In questo articolo vediamo in particolare come e quando concimare il pomodoro, indiscusso protagonista dei nostri orti nella stagione primaverile-estiva.

La concimazione di fondo per i pomodori

grelinette forcaIl pomodoro è una pianta esigente, che richiede un buon contenuto di sostanza organica. Dobbiamo tenere conto di questo quando ci apprestiamo a realizzare la concimazione di fondo, che è quella che interessa l’appezzamento prima di trapiantare la coltura e viene realizzata parallelamente alla vangatura. Il terreno destinato ad accogliere i pomodori deve essere preparato molto accuratamente, sia in termini di lavorazioni profonde, sia in termini di fertilizzazione.

Durante le lavorazioni del terreno si distribuisce l’ammendante, che può essere compost o letame di vari animali (bovino, equino, ovino, suino), in ogni caso deve essere ben maturo, ovvero non fresco ma lasciato riposare in cumulo per alcuni mesi. Il compost o il letame ancora in via di maturazione infatti continuerebbe il processo di trasformazione nel suolo e questo andrebbe a causare danno alle radici della pianta in crescita, se maturo è invece più stabile e quindi sano. Come quantità di letame, vanno bene circa 4-5 kg ogni metro quadro, di solito una carriola ne contiene circa 25-30 kg. Possiamo quindi fare il calcolo delle carriole di compost/letame in base alla superficie da concimare.

È bene ricordare che se invece di letame o compost abbiamo la pollina, dovremo ridurre le dosi di questa perché è più ricca, contiene ad esempio un 3-4% di azoto rispetto al 1-2% del letame bovino essiccato, e anche 3-5 % di fosforo e 2-3% di potassio.

Infine, non meno importante, l’ammendante non deve essere interrato con la vanga in profondità: è necessario che stia al massimo nei primi 30 cm di suolo, ovvero quelli maggiormente esplorati dagli apparati radicali, anche se alcune radici del pomodoro raggiungono anche 1,5 metri di profondità. Ma soprattutto, è nei primi strati di terreno che si trova l’ossigeno, indispensabile ai microrganismi che mineralizzano la sostanza organica per cederne i nutrienti alle piante. Inoltre, poi con l’acqua di pioggia e di irrigazione gli elementi vengono comunque mobilitati anche più in profondità, verso le radici che si trovano sotto.

Periodo e ruolo delle rotazioni

Il momento migliore per lavorare e ammendare il terreno è l’autunno, ma non sempre il terreno è libero in questa stagione, anzi, giustamente di solito nell’orto ci sono le colture autunno-invernali. Per la concimazione del pomodoro, quindi, bisogna anche tenere conto delle specie presenti in precedenza su quello spazio. Una tipica situazione potrebbe essere che ci siano state le verze, fino a gennaio, poi un po’ di spinaci fino ad aprile.

In questo caso il terreno è stato ben sfruttato e quindi prima di mettere le piantine di pomodori, oltre all’ammendante bisogna aggiungere stallatico pellettato, circa 300 grammi/mq, delle manciate di cenere di legna, se disponibile, che contiene potassio e calcio, e anche di farine di roccia, che sono ricche di microelementi oppure farine di alghe (litotamnio), anch’esse ricche di calcio.

Se invece, come è consigliato fare almeno in alcune aiuole dell’orto, in autunno era stato seminato un miscuglio da sovescio, l’interramento della biomassa avviene circa un mese o poco meno prima del trapianto di pomodoro, e questa concimazione verde sostituisce il compostaggio iniziale.

Che cosa serve alla pianta di pomodoro

Il pomodoro richiede nutrimento durante tutte le fasi della sua crescita.

In particolare, durante la fase vegetativa serve l’azoto, per l’allungamento e irrobustimento del fusto e per la formazione di foglie e fiori. Poi la fioritura e la fruttificazione sono favorite dal potassio, elemento che presiede alla colorazione delle bacche e al loro contenuto zuccherino, ma anche alla resistenza delle piante alle avversità. Il fosforo è necessario per la maturazione di frutti e semi. Questi elementi sono quelli richiesti in maggiore quantità, e unitamente a quelli richiesti in quantità ridotte (magnesio, zolfo, calcio, ma anche ferro, rame ecc), si trovano normalmente presenti nel terreno e anche nell’ammendante e nei concimi naturali che si apportano.

Conviene quindi vedere in ogni stadio del ciclo colturale come possiamo aiutare la pianta tramite opportune concimazioni.

pomodorini in maturazioneConcimazione alla semina

La semina delle piantine in semenzaio di norma non richiede una concimazione a sé. Inizialmente le piantine crescono grazie alle riserve contenute nel seme stesso, dopodiché per le prime fasi un buon terriccio specifico per le semine è sufficiente a garantire loro ciò che serve fino al momento del trapianto nell’orto.

Concimazione al trapianto

Al trapianto, se non lo abbiamo fatto ancora, è utile aggiungere del concime naturale, come descritto prima, perché bisogna considerare che il pomodoro è una coltura a ciclo lungo, resterà in quel terreno fino a settembre, e richiede nutrimento prolungato.

La cosa più importante è che questi concimi devono essere sparsi a manciate su tutta la superficie dedicata al pomodoro: evitiamo di metterlo solo nelle buchette del trapianto, perché sarebbe un gesto inutile: le radici poi si espanderanno e il nutrimento in quel piccolo volume di terreno non sarebbe disponibile per loro.

Durante le fasi di crescita

Se al trapianto abbiamo distribuito dello stallatico pellettato, durante l’estate conviene metterne ancora una volta qualche manciata, unitamente a irrigazioni con macerati di piante come ortica e consolida, da realizzare ogni due settimane circa.

In estate infatti le piante producono e col raccolto asportiamo sostanze.

Concimazione e irrigazione

I nutrienti per la pianta vengono veicolati dall’acqua, di pioggia o di irrigazione. Di conseguenza la siccità prolungata non è positiva, sia per la limitazione della fotosintesi clorofilliana sia per la riduzione dell’assorbimento dei nutrienti, anche se presenti nel terreno.

Le irrigazioni devono essere regolari e possibilmente somministrate con un sistema a goccia, che consente una buona penetrazione dell’acqua nel terreno e un assorbimento senza sprechi.

La pacciamatura consente di risparmiare acqua di irrigazione e, se fatta con materiale organico, apporta ulteriore sostanza organica al suolo, che come diciamo sempre, è basilare per la fertilità della terra indipendentemente dalla coltura che questa ospita.

Riconoscere le carenze e intervenire

Le carenze di qualche elemento nutritivo danno sintomi specifici: ad esempio la carenza di azoto è visibile come colore verde pallido delle foglie e crescita limitata del fusto; la carenza di potassio si riconosce per l’imbrunimento dei bordi delle foglie mentre con quella di fosforo le foglie possono apparire violacee e piccole, con fioritura e produzione scarsa. La carenza di magnesio invece si nota dall’ingiallimento particolare delle foglie, in cui le nervature interne restano verdi.

Una tipica fisiopatia che il pomodoro mostra sul frutto è il marciume apicale, noto anche come “culo nero”. Non si tratta di un fungo ma di uno squilibrio idrico che ostacola una buona veicolazione di calcio. Il calcio può essere portato naturalmente mediante distribuzione di cenere di legna direttamente nel suolo o aggiunta al cumulo del compost. La cenere infatti contiene oltre il 30% di calcio. Ma anche le irrigazioni devono essere equilibrate per non incorrere in questo problema.

Non dimentichiamo però che gli eccessi di concimazione sono dannosi almeno quanto le carenze. Per quanto riguarda l’azoto, se è eccedente porta ad un rigoglio vegetale che ritarda la fruttificazione ed espone le piante a punture di afidi e malattie fungine, oltre al rischio di inquinamento da nitrati dell’acqua di falda idrica. I fertilizzanti naturali non devono quindi essere sottovalutati nelle loro dosi di nutrienti, e di conseguenza non bisogna mai distribuirne in quantità eccessiva.

Lettura consigliata: coltivare i pomodori

Articolo di Sara Petrucci

concimazione solabiol

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