Questo articolo fa riferimento alla coltivazione elementare, il “non-metodo” elaborato da Gian Carlo Cappello, autore anche del testo che segue. A chi volesse saperne di più sulla coltivazione elementare consiglio di partire dall’introduzione al “non metodo”.

Spesso ci si chiede quanto irrigare un orto, l’irrigazione è un’operazione che viene eseguita di routine nell’agricoltura tradizionale. Nella coltivazione elementare il punto di vista è differente: si restituiscono al suolo le condizioni in cui si possano attivare le sue naturali risorse, in modo che abbia bisogno solo di una minima irrigazione da parte del coltivatore.

Andiamo qui di seguito a scoprire quali forme di naturale “irrigazione” sotterranea avvengono in un terreno ricco di humus e quindi di vita, e in questo contesto quali irrigazioni si eseguono in un orto naturale.

Un’attenzione importante sarà poi quella di non bagnare la pianta sulle foglie, in modo da irrigare in modo più rispettoso degli equilibri dell’organismo vegetale.

irrigazione minima

Il naturale serbatoio di umidità del suolo

Un terreno non lavorato, costantemente pacciamato con fieno e lasciato inerbire senza interventi selettivi riacquista in breve tempo di pari passo sia una struttura capace di drenare o trattenere umidità e sia la capacità di accogliere una miriade di forme di vita. Queste sono le condizioni di base per la formazione naturale di humus. Il suolo abitabile e abitato è l’ambiente dove ogni singolo essere svolge l’arco della propria esistenza, dalla nascita alla morte.

Abituati a vedere la terra lavorata, quindi distrutta, non è facile comprendere in termini quantitativi la varietà di vita che un terreno non interferito può custodire nell’humus: anche 300/500 Kg per ettaro, l’equivalente di un cavallo o di un bovino. A questa va ancora aggiunta la massa vegetale rappresentata dagli apparati radicali delle erbe spontanee e delle nostre piante coltivate con criteri naturali; la somma di tutta questa materia viva costituisce il serbatoio di umidità che la terra rende disponibile ai viventi che la abitano.

Alla morte di una pianta o di un macro/microrganismo l’umidità fisiologica di cui sono costituiti viene immediatamente riassorbita nel ciclo della vita: questa è “l’irrigazione” sotterranea garantita dalla Natura, densa di nutrienti organo/minerali.

Le lavorazioni del terreno e l’uso dell’irrigazione

Le lavorazioni al terreno alterano la struttura dove questo processo può svolgersi, ma non solo: le forme di vita che necessitano di un habitat possibile in strati più o meno profondi del terreno si trovano in condizioni alterate di luminosità, arieggiamento e umidità e muoiono senza riprodursi. Ciò è all’origine della sterilità sopravvenuta nei terreni agricoli, bisognosi di concimazioni e irrigazioni per produrre piante predisposte alle malattie.

L’irrigazione con acqua di pozzo o di acquedotto, a differenza della pioggia che è quasi acqua distillata, contiene minerali che trascinano con sé sino alle falde le sostanze nutrienti del terreno e risulta quindi deleteria quanto le lavorazioni.

L’irrigazione nell’orto elementare

Negli orti elementari somministro 5 secondi di acqua dopo la semina o la piantagione, più che altro per l’assestamento della terra attorno alle radichette o al seme, poi nell’arco della primavera/estate non supero i dieci interventi, ognuno di circa 3 secondi a pianta: in tutto 35 secondi di annacquatura per pianta nell’arco della sua intera coltivazione.

Non sempre ciò è possibile già dal primo anno di coltivazione, quando l’humus in formazione può risultare ancora insufficiente.

Perché non irrigare sulle foglie

Pongo molta attenzione a non bagnare le foglie nelle ore calde; la lamina fogliare è costituita da diversi tipi di cellule e tra queste vi sono gli stomi attraverso i quali la pianta assorbe umidità dall’ambiente esterno: dalla pioggia, dalla nebbia o dalla rugiada.

Ciò si verifica sempre quando il grado di umidità dell’aria è vicino alla saturazione. Gli stomi sono molto rapidi nell’aprirsi per consentire l’ingresso dell’umidità, ma sono molto lenti nel richiudersi perché difficilmente in Natura vi sono mutamenti repentini di tali valori. Quando l’umidità dell’aria è al minimo nelle ore calde della giornata gli stomi si apriranno comunque al contatto dell’acqua di irrigazione, per poi restare aperti anche dopo la rapida evaporazione subendo un flusso inverso dall’interno umido della foglia verso l’esterno più secco e caldo. Così la pianta nel suo insieme perde turgore e si ammala o addirittura muore.

Un terreno ricco di humus, etimo di umidità, non necessita di irrigazioni continue per mantenersi umido quanto basta alla crescita forte e fruttifera delle piante e in caso di piogge persistenti è capace di reagire da organismo vivo quale è, allargando i vacui della struttura per lasciar scorrere senza danni verso le falde acquifere l’acqua in eccesso.

E tu cosa ne pensi? Lascia un commento. Condividi la tua esperienza oppure chiedi un consiglio.

Per restare in contatto puoi iscriverti alla newsletter o seguire la pagina facebook o Instagram.