vespe e prevenzione Vespe e calabroni sono ospiti veramente fastidiosi per un giardino, una loro presenza massiccia può compromettere relax e tranquillità nel vivere l’area verde, in particolare per chi è allergico alle punture. La loro presenza è diffusa in tutta Italia e viene incentivata da alberi da frutto in maturazione.

Nel frutteto le vespe creano danni alla gran parte colture, in particolare amano i frutti più dolci quali pero e fico, visto che vanno a ricercare gli zuccheri presenti nei frutti maturi. Da un lato lacerano con la loro azione la polpa del frutto, rovinandolo e causando marcescenze, dall’altro rappresentano un fastidio per chi rischia di esser punto compiendo il lavoro di raccolta. Abbiamo già analizzato i danni di vespe e calabroni in un articolo dedicato.

Per porre rimedio alla presenza di questi insetti imenotteri in agricoltura biologica, senza correre il rischio di uccidere api e altri insetti non nocivi, bisogna puntare sulla prevenzione, andiamo a scoprire come possiamo realizzarla e quando è opportuno predisporre contromisure.

Conoscere le vespe per prevenirle

Le vespe, come molti altri insetti, svernano al riparo ed escono nell’ambiente con l’arrivo della primavera. La loro comunità ha un’organizzazione sociale abbastanza complessa, la regina fecondata dopo l’inverno fonda una colonia, costituendo il nido. La colonia coinvolge un numero variabile di operaie e si espande nel corso della primavera, raggiungendo il suo massimo nell’estate. La regina secerne un ormone che rende sterili le operaie, smette di farlo con l’avvento dell’autunno e i maschi feconderanno quelle che saranno nuove regine l’anno successivo.

La vespa si nutre cercando sostanze zuccherine e proteine, preda altri insetti, e in questo ha funzione di insetto utile, ma anche e soprattutto succhia zuccheri da tessuti vegetali e frutta, danneggiando il raccolto. Le vespe non sono solo insetti nocivi: con il loro passaggio possono impollinare e possono predare parassiti dell’orto e del frutteto. La loro presenza è nella maggior parte dei casi innocua per l’uomo, non si deve aver l’ossessione di sterminarle ad ogni costo.

nido di vespe

Bisogna però evitare che formino nidi in aree frequentate e vissute, visto che sono insetti non sempre pacifici e molte persone hanno oggi problemi di allergia alle loro punture, anche gravi. Se si hanno alberi da frutto è bene evitare un insediamento massivo di vespe nei pressi. Nelle zone in cui sarebbe problematica una presenza di vespe è opportuno intervenire per tempo, senza aspettare di dover affrontare una colonia numerosa e stanziata. Questo permette un intervento con metodi naturali, che non impattano sull’ambiente.

Trappole o insetticidi

Per eliminare le vespe si possono utilizzare insetticidi oppure si può puntare su trappole per la loro cattura massale.

L’uso di sostanze insetticide se svolto in maniera “aggressiva” permette di sterminare abbastanza rapidamente un buon numero di individui, ma comporta alcune controindicazioni che è bene tenere in conto. Anche se esistono trattamenti di origine naturale, consentiti in agricoltura biologica (azadiractina, spinosad, piretrine), si tratta sempre di prodotti poco selettivi, che oltre alle vespe potrebbero uccidere insetti utili. I prodotti chimici sono nettamente più efficaci contro le vespe, ma comportano danni ancora maggiori e un inquinamento spesso persistente nell’ambiente.

Il trappolaggio alimentare è invece un sistema decisamente più ecologico, visto che si realizza creando esche attrattive per la vespa, che risparmiano gli altri insetti. L’efficacia di questo metodo è comprovata, a patto di utilizzarlo in via preventiva e non come intervento in risposta a una presenza massiccia dell’insetto.

Intervenire al momento giusto

Abbiamo visto quanto una regina sia importante nel cominciare la colonia di vespe, possiamo intuire l’importanza di agire nel momento giusto. In primavera basta intercettare una regina per sventare la riproduzione che porta alla formazione di una colonia, mentre le catture estive sono relative a semplici operaie. Basta sapere che una regina può generare anche 500 vespe per capire che intrappolarne una prima della riproduzione significa mettere a segno un bel successo.

Nel frutteto in particolare mettere trappole prima che vi siano i frutti disponibili significa dare all’esca la massima efficacia. Aspettando invece la maturazione dei frutti sarà solo un alimento zuccherino tra i tanti disponibili nell’ambiente.

Il consiglio è quindi di mettere le trappole tra fine febbraio e inizio marzo, anche se nelle prime settimane cattureranno poco è fondamentale prendere i primi individui che escono dopo l’inverno.

Come fare le trappole

trappola per vespe vaso trap

La trappola Tap Trap l’abbiamo spiegata spesso su Orto Da Coltivare, visto che si tratta di un metodo utilissimo nel frutteto biologico, in grado di fronteggiare diverse minacce . Per chi volesse capire meglio le caratteristiche rimandiamo all’articolo dedicato appunto a Tap Trap, o anche all’analoga Vaso Trap, che differisce per il contenitore.

L’uso delle trappole per catturare vespe prevede di appendere Tap Trap, con relativa esca, alla chioma delle piante da frutto. L’area da proteggere va presidiata con un numero consono di trappole, può essere una buona idea anche “prestare” qualche bottiglia con trappola ai vicini per aumentare la copertura.

Una volta messe le trappole bisogna periodicamente controllarle e sostituire l’attrattivo, in modo da tenere la protezione sempre attiva. Meglio far manutenzione ogni due o tre settimane.

L’esca per le vespe

Per catturare le vespe con la trappola alimentare la cosa migliore è preparare un’esca a base di zucchero. Proponiamo tre possibili ricette, a voi la scelta su quale cocktail offrire agli imenotteri.

  • Birra e miele. 350 ml di birra, con miele o zucchero circa 2 cucchiai.
  • Aceto. 200 ml di acqua, un bicchiere di aceto di vino rosso, miele o zucchero circa 2 cucchiai.
  • Sciroppi: 350 ml di vino bianco, possibilmente dolce, altrimenti aggiungere dello zucchero, 25 ml di sciroppo (ad esempio sciroppo di menta)

Articolo di Matteo Cereda

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