Il pero (Pyrus communis) è una pianta da frutto molto longeva, appartenente alla famiglia delle rosacee e al sottogruppo delle pomacee, come il melo.

I suoi frutti  in realtà sarebbero falsi frutti, poiché la polpa che consumiamo è il ricettacolo, mentre il frutto vero e proprio sarebbe il torsolo. Le pere vengono ampiamente consumate sia fresche che trasformate in succhi o marmellate, ed essendo dolci e succose risultano tra i frutti più graditi.

albero di pere: rami e frutti

La coltivazione del pero è possibile e consigliabile col metodo biologico, a patto che si prendano le dovute accortezze e si adottino tempestivamente le soluzioni disponibili per prevenire e contrastare le possibili avversità, tra cui insetti come carpocapsa e psilla del pero. Per raccogliere diversi tipi di pere nell’arco della stagione, nel frutteto misto conviene mettere a dimora più varietà di peri a maturazione scaglionata.

Dove piantare un pero

Clima indicato. Rispetto al melo, il pero è meno tollerante sia verso il freddo invernale che verso le gelate primaverili, a causa della sua fioritura precoce. Nelle zone soggette a quest’ultimo rischio, conviene optare per varietà a fioritura tardiva, come la William, la Kaiser e la Decana del Comizio. Tuttavia il pero è una specie che gradisce un clima temperato e molte varietà presentano un certo fabbisogno in freddo.

Terreno ideale. Il pero, soprattutto se innestato su cotogno, soffre quando trova terreni calcarei: mostra ingiallimenti del fogliame come chiari sintomi di clorosi ferrica. Conviene quindi far analizzare il terreno prima dell’impianto, e se si trovasse un’alta presenza di calcare bisognerebbe orientare l’acquisto su piante innestate su portinnesto franco.

Come e quando piantare

Il trapianto. Le piantine di pero a mettere a dimora sono astoni di uno o due anni di età già innestati, che si trovano nei vivai. Il trapianto si realizza dall’autunno alla fine dell’inverno, evitando i periodi di gelo intenso. Per farlo si scava una buca ogni pianta, delle misure di circa 70 x 70 x 70 cm o oltre, se necessario. Se le piante sono numerose il lavoro diventa impegnativo e si può allora ricorrere ad una moto trivella, mentre trovandosi ad impiantare un grande frutteto si può valutare l’idea di lavorare tutta l’area e poi fare comunque le buche nei punti di trapianto prescelti. All’impianto si concima con compost o letame ben maturi, da miscelare alla porzione di terra che starà sui 20 cm circa più superficiali. Con piante a radice nuda, prima dell’impianto è utile praticare l’inzaffardatura, operazione che consiste nel tenere le radici a bagno in un miscuglio di letame fresco, acqua, sabbia e terra per almeno 15 minuti. La pianta poi si mette ben dritta nella buca ma non in fondo, bensì sopra un primo strato di terra smossa ributtata dentro. Il punto di innesto deve trovarsi leggermente sopra il livello del suolo, e una volta terminato l’impianto, si irriga per far aderire la terra alle radici.

Impollinazione. Il nettare dei fiori di pero è meno zuccherino rispetto a quello di altri alberi da frutto, e di conseguenza non attrae molto le api. Per stimolare la fecondazione è utile collocare un buon numero di arnie nel frutteto e piantare diverse varietà di peri a fioritura contemporanea tra loro, che siano compatibili per l’impollinazione. Tuttavia, il pero riesce anche a produrre frutti partenocarpici, ovvero senza fecondazione, anche se questi sono più piccoli e deformi rispetto a quelli regolarmente fecondati.

Sesti di impianto. Per decidere a quali distanze trapiantare le piante è importante prevederne indicativamente lo sviluppo, anche se poi le potature rivestiranno un ruolo importante in questo. A seconda del portinnesto utilizzato le distanze tra le singole piante possono cambiare, ma indicativamente 4 metri lungo la fila possono bastare per peri allevati su portinnesti di media vigoria.

Portinnesto e forma di allevamento

Nel determinare la vita del nostro albero di pere, oltre alla scelta della varietà, è fondamentale anche la scelta del portinnesto, che deve adattarsi bene al suolo scelto.

Dobbiamo decidere anche la forma di allevamento con cui impostare l’albero, che andrà poi mantenuta con un buon lavoro di potatura.

La scelta del portinnesto

Al momento dell’acquisto di una pianta è importante conoscere la varietà di pero, che determina il tipo di frutto, ma anche il portinnesto che il vivaista ha usato. Dal portinnesto dipendono l’adattabilità al terreno e la vigoria che la pianta mostrerà. Nella coltivazione del pero si usano spesso vari portinnesti di cotogno, negli anni ne sono stati selezionati tipi che danno minori problemi di disaffinità rispetto ai primi introdotti.

Il cotogno usato come portinnesto migliora la qualità delle pere. Non è nanizzante, ma non sviluppa neanche un grande apparato radicale, per cui spesso dei tutori sono necessari per sostenere la pianta. Peri innestati su franchi sono invece di solito più vigorosi e autosufficienti, anche se ritardano l’entrata in produzione.

Forma di allevamento del pero

Il pero viene spesso allevato a fusetto, come il melo, in particolare nei frutteti professionali.

Altra forma molto diffusa è quella chiamata Pal Spindel, che assomiglia ad una palmetta con un solo palco di branche. In questo caso vi è un asse centrale con due branche laterali mantenute allo stesso sviluppo dell’asse centrale con le potature di allevamento dei primi tre anni. Le due branche sono tenute aperte a circa 45 °C rispetto all’asse principale e legate a due fili orizzontali messi rispettivamente a 80 cm e a 2 metri da terra, eventualmente si aggiunge anche un terzo filo a 3 metri. I fili sono a loro volta sostenuti da pali in cemento. Si tratta quindi di una struttura un po’ impegnativa da allestire, conveniente quando si hanno portinnesti di cotogno con radici poco sviluppate che beneficiano di supporto.

Per peri innestati su franco può andare bene anche una classica forma a vaso senza tutori, si tratta della soluzione migliore per piante inserite in giardino o in un piccolo frutteto familiare.

Coltivare il pero: operazioni colturali

Irrigazione. Dopo aver piantato un albero di pere per i successivi 2 o 3 anni è opportuno prevedere irrigazioni nella stagione primaverile-estiva, soprattutto nel caso di siccità prolungata. La pianta giovane ha infatti bisogno di acqua, in attesa che si radichi in profondità. Anche dopo la raccolta l’acqua non dovrebbe mancare, in modo da garantire un buon sviluppo per l’anno successivo.

Pacciamatura. La pacciamatura organica a base di paglia o fieno attorno alla pianta evita lo sviluppo di erbe spontanee che le sottraggono acqua ed elementi nutritivi. La paglia col tempo si decompone e deve quindi essere rabboccata regolarmente, ma questo è un aspetto positivo perché si tratta di un ulteriore apporto di sostanza organica al suolo. I teli plastici non offrono questo vantaggio, anche se richiedono meno manutenzione.

Concimazione annuale. Ogni anno le piante di pero devono ricevere nuovo nutrimento, sotto forma di concimazioni con compost o letame, o stallatico in pellets, humus di lombrico ed eventualmente con l’aggiunta di solfato di magnesio e potassio, farine di roccia o cenere di legna. . I due periodi più indicati per farlo sono l’inizio della primavera, per favorire una buona ripresa vegetativa, e la fine dell’estate, quando la pianta si prepara alla stagione di riposo e ha bisogno di accumulare sostanze di riserva. I prodotti possono essere semplicemente sparsi sulla proiezione della chioma sul terreno.

Coltivazione del pero in vaso

Su terrazze e balconi è possibile coltivare il pero in vaso, purché questo abbia dimensioni adeguate e il substrato sia di qualità (ad esempio terriccio miscelato a vera terra di campagna), irrigato e concimato regolarmente con compost maturo ed altri fertilizzanti organici o minerali naturali, come quelli suggeriti sopra per la coltivazione in piena terra.

Come si pota l’albero di pere

Il pero fruttifica su rami misti, lamburde e brindilli con diverse prevalenze sugli uni o gli altri a seconda delle varietà.

Lo scopo principale della potatura nel pero è quello di ringiovanire i rami produttivi, visto che le produzioni migliori avvengono su rami giovani. In questo senso le cosiddette “zampe di gallo”, che si formano nel tempo da successioni di lamburde e borse (rigonfiamenti di sostanze di riserva) devono essere tolte con i tagli di potatura, e per lo stesso motivo i rami vecchi che portano lamburde o brindilli devono essere raccorciati. La chioma deve essere arieggiata sfoltendo le ramificazioni troppo fitte.

In estate si eliminano i polloni cresciuti alla base e i succhioni a portamento verticale eventualmente cresciuti sulle branche, operazione chiamata potatura verde.

Approfondisci: come si pota un pero

Malattie della pianta di pere

Qui di seguito vediamo le più frequenti patologie dell’albero di pere, per approfondire questo argomento conviene leggere l’articolo dedicato alle malattie di melo e pero.

Ticchiolatura

Il pero e il melo possono essere colpiti dalla ticchiolatura, un fungo patogeno che crea macchie scure tondeggianti su foglie e frutti. Con la coltivazione biologica la misura preventiva migliore è la scelta di varietà resistenti o tolleranti, unita a potature che arieggino le chiome e a concimazioni non eccessive.

Per stimolare le difese naturali della pianta conviene inoltre distribuire con regolarità dei macerati di equiseto o di tarassaco, che si possono preparare in proprio, oppure i corroboranti, che sono dei prodotti che si trovano in commercio e che sono di origine naturale. Questi ultimi prodotti, come la zeolite, il caolino, la propoli, la lecitina di soia, il gel di silice e tanti altri ancora, non sono tecnicamente dei prodotti fitosanitari, bensì sostanze che aiutano le piante ad essere naturalmente più resistenti alle avversità, sia quelle biotiche (funghi, batteri, insetti), sia quelle abiotiche come calore e insolazione eccessivi. Tali prodotti hanno una funzione preventiva e quindi vanno utilizzati per tempo, già dalla primavera, e con più interventi.

Dopo piogge prolungate e temperature favorevoli alle patologie fungine, è utile realizzare un trattamento con il polisolfuro di calcio, utile proprio contro la ticchiolatura e anche l’oidio, o in alternativa con un prodotto a base di rame, anche se il rame col tempo si accumula nel suolo ed è meglio usarlo con parsimonia. Per ogni trattamento comunque bisogna leggere attentamente le indicazioni riportate sulle etichette del formulato commerciale acquistato, in quanto a dosaggi, modalità e precauzioni di impiego. Questi prodotti, per l’uso professionale richiedono il possesso del “patentino”, ovvero il certificato all’acquisto e all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, conseguito dopo un corso con relativo esame.

Maculatura bruna o alternaria

Si tratta di un fungo che crea macchie necrotiche circolari su frutti, foglie, rami e germogli. Anche in questo caso i prodotti a base di rame, utilizzati tempestivamente dopo ore o giorni piovosi, risultano efficaci, ma è utile anche fare un trattamento autunnale a base del fungo antagonista Thrichoderma harzianum, da distribuire sul cotico erboso tutto attorno alla pianta (prendendo un raggio ampio), dato che il patogeno sverna lì.

Oidio sul pero

L’oidio si manifesta come una muffa bianca polverulenta, e si può contrastare con bicarbonato di sodio o di potassio sciolti in acqua o, come anticipato sopra, col polisolfuro di calcio. Lo zolfo è un antioidico per eccellenza, ma alcuni prodotti a temperature troppo basse non agiscono e creano invece problemi di fitotossicità con temperature oltre i 30-32 °C. Bisogna leggere attentamente l’etichetta del prodotto in questione e rispettare ogni indicazione riportata.

Colpo di fuoco batterico

Il colpo di fuoco batterico è una patologia grave che può attaccare le pomacee, ovvero pero, melo e anche molte rosacee ornamentali come il biancospino. I tessuti della pianta attaccati da questo batterio (Erwinia amylovora) appaiono come bruciati, aspetto da cui deriva il nome della malattia. Le Regioni di norma redigono un Piano per il controllo di questa patologia a livello territoriale, ma quello che le singole persone possono fare è estirpare quanto prima le piante colpite e trattare con un prodotto a base di Bacillus subtilis.

Approfondisci: le malattie del pero

Insetti e parassiti del pero

Tra i nemici del pero ci sono diversi insetti, che possono esser tenuti lontani con metodi di agricoltura biologica, ad esempio carpocapsa e psilla.

Carpocapsa

La carpocapsa è detta “verme delle mele”, ma colpisce anche il pero, deponendo le uova su foglie e frutti. Le reti antinsetto, con cui avvolgere le piante dopo l’allegagione dei frutti, sono una barriera efficace, mentre i prodotti ecologici ed utili per i trattamenti sono il Virus della Granulosi (Granulosis virus) e lo Spinosad.

Psilla del pero

Il danno della psilla del pero potrebbe assomigliare a quello degli afidi, perché anche la psilla succhia la linfa di foglie e germogli, lasciandoli accartocciati, pieni di melata e spesso anche di fumaggine nera. Un lavaggio della pianta con acqua e sapone di Marsiglia o Sapone molle di potassio dovrebbe essere sufficiente a debellarla, da ripetere più volte all’occorrenza. Lo sviluppo della psilla si contrasta bene con una buona potatura sul verde, che arieggi la chioma e non crei il microclima fitto e ombroso che questo parassita gradisce.

Altri insetti del pero

Il pero può essere attaccato anche da tentredini, afidi, ricamatori, rodilegno e tingide. Vespe e calabroni danneggiano inoltre i frutti quasi maturi, ma possono essere catturati facilmente da trappole alimentari tipo Tap Trap.

Approfondisci: parassiti del pero

Raccolta delle pere

Le prime pere della stagione, come le varietà Coscia e Spadona, maturano a giugno, e non hanno una lunga conservabilità. Altre varietà maturano tra agosto e fine settembre e si conservano più a lungo, benché per minore tempo rispetto alle mele. Le pere, oltre al consumo fresco, sono adatte alla preparazione di marmellate (vedi confettura di pere), di succhi, di torte.

Approfondisci: raccogliere le pere

Varietà di pera

Le varietà di pero più comuni risalgono a selezioni del 1800 e sono le classiche Abate Fetel, Conference, William, Passa Crassana, Decana del Comizio e Kaiser. Tra le pere resistenti alle malattie citiamo la “Bella di Giugno”, che matura nell’ultima decade di giugno, mentre tra quelle che maturano a luglio la “Pera campagnola”, e tra quelle che maturano ad agosto ci sono la “Butirra Rosa Morettini” o la “Butirra Verde Franca”.

Articolo di Sara Petrucci

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