La melanzana è uno degli ortaggi più comuni e anche tra i più generosi: le produzioni di questa pianta sono abbondanti e prolungate nel tempo, arrivando fino all’autunno inoltrato.

Questa rigogliosa produzione di melanzane richiede una buona gestione e nelle accortezze importanti di come coltivare melanzane con metodo biologico rientra sicuramente la concimazione. Una buona nutrizione della pianta assicura produttività nel raccolto e anche salute, allo stesso modo un eccesso può avere conseguenze negative.

melanzana frutto e fiore

Non occorre utilizzare l’urea, altri concimi solubili o fertilizzanti chimici, perché si possono ottenere buoni risultati anche con i prodotti eco-compatibili utilizzati in agricoltura biologica. Scopriamo quindi come effettuare una buona concimazione organica e naturale delle melanzane, a partire dall’impianto fino agli interventi durante la crescita della pianta.

Esigenze nutritive della pianta di melanzana

Nell’impostare il nutrimento delle piante di melanzana bisogna tenere conto del loro lungo ciclo colturale: da quando le piantine vengono trapiantate tra aprile e maggio, fino alle prime gelate di novembre il suolo è occupato da questa specie, con un notevole assorbimento di elementi chimici.

Inoltre, la melanzana viene annoverata tra le specie “forti consumatrici”, soprattutto per quanto riguarda l’azoto, ma anche di fosforo e potassio.

Di conseguenza è fondamentale che il terreno che si intende dedicare alle melanzane sia ricco di sostanza organica e non eccessivamente sfruttato in precedenza.

Concimazione di fondo con  sostanza organica

Come sempre, il giusto tenore di sostanza organica è una condizione basilare per assicurare la salute del suolo e una produzione abbondante e sostenibile.

Per questo è importante, preparando l’appezzamento in cui coltivare melanzane, realizzare una buona concimazione di fondo.

Gli ingredienti di questo apporto sono il compost e il letame. Quindi la distribuzione di 3-4 kg/mq di compost maturo, autoprodotto o reperito da fonti sicure, o di letame di vari animali, anch’esso ben maturo, sono ottime fonti di nutrimento. Questi devono essere incorporati ai primi strati di terra al durante le lavorazioni, idealmente nell’autunno precedente il trapianto o al massimo a inizio primavera.

concimazione melanzana

Il ruolo delle rotazioni colturali

Sebbene la pratica delle rotazioni non basti a garantire sostanze nutritive sufficienti per tutte le specie che si alternano sul terreno, permette di variare il modo in cui le radici esplorano il terreno e assorbono i nutrienti, e questo si traduce in un minore sfruttamento del terreno stesso.

La presenza di leguminose nell’orto, ovvero piselli, fagioli, fave e anche arachidi, che si susseguono negli anni nelle varie aiuole dell’orto, è particolarmente importante, e coltivare le melanzane su uno spazio precedentemente occupato da una di queste specie è una buona norma.

Sicuramente è da evitare il trapianto le melanzane nelle aiuole che le hanno recentemente ospitate.

Il sovescio

Considerato che le melanzane si mettono a dimora in primavera avviata, tra aprile e maggio, è comodo e utile farle precedere da un sovescio con semina autunnale e interramento a inizio primavera.

Il sovescio è un ottimo metodo per apportare sostanza organica, e quindi anche nutrimento, al suolo e l’ideale è scegliere un miscuglio di essenze diverse.

Approfondisci: il sovescio

Quali concimi usare durante la crescita

Per avere piante produttive e buona pezzatura dei frutti durante la crescita delle piantine di melanzane è importante distribuire qualche altro concime, scelto tra quelli di origine naturale, organica o minerale. Non c’è una regola che dice quanto concime dobbiamo usare, perché dipende dal tipo di terreno e da quanto e come si è fertilizzato all’impianto. In coltivazione biologica si preferisce puntare su un suolo ben ammendato e ricco di sostanza organica, piuttosto che intervenire con concimi liquidi a rapida cessione inseguendo le esigenze del momento.

Ecco una serie di buoni concimi naturali che possiamo mettere in campo per le nostre melanzane.

Stallatico pellettato

Lo stallatico è letame, e lo si può trovare anche nella comoda forma pellettata, ovvero disidratata e ridotta in pellets. Naturalmente, rispetto al letame sfuso ne serve una quantità anche 10 volte più ridotta, altrimenti le piante risulteranno eccessivamente cariche di azoto o nella peggiore ipotesi subiranno delle bruciature.

Lo possiamo distribuire una tantum, ad esempio, durante un intervento di zappatura o sarchiatura tra le file. Possiamo anche somministrarne un po’ anche al trapianto, soprattutto nel caso di dosi scarse di letame o compost, ma evitando di concentrarlo unicamente nelle buchette scavate per le piantine: bisogna spargerlo su tutta l’aiuola uniformemente, in modo che poi le radici lo trovino ovunque.

Pollina

Se si dispone di pollina, magari per via di un pollaio vicino all’orto, va benissimo usarla, ma bisogna tenere conto che è molto più ricca di azoto rispetto al letame bovino (il 3% contro lo 0,5%), quindi le dosi devono essere basse. Troppo azoto infatti influisce negativamente sulla fruttificazione e quindi sul raccolto di melanzane.

Concimazioni liquide coi macerati

Durante la stagione di crescita delle piante di melanzana è molto utile preparare macerati di ortica, di tarassaco, di equiseto o di altre specie, e utilizzarli diluiti in acqua come ulteriori concimi da distribuire con l’annaffiatoio al colletto delle piante.

Concimazioni fogliari

Le concimazioni fogliari sono molto utili soprattutto nel caso di carenze particolari di qualche elemento nutritivo, cosa peraltro non facile da distinguere. Esistono anche prodotti di origine organica, come gli acidi umici e fulvici.

Farine di roccia

Le farine di roccia sono ricche di microelementi e qualche manciata distribuita sul suolo fa bene a tutti gli ortaggi, melanzane comprese.

Il contributo della pacciamatura organica

Durante il lungo ciclo colturale delle melanzane è possibile continuare a distribuire sostanza organica alla base delle piante, mediante, ad esempio, pacciamatura di paglia o di erba appassita. Chiaramente lo scopo di questa tecnica è di prevenire la nascita dell’erba spontanea, però intanto il materiale si decompone e cede nutrienti.

Le micorrize e biostimolanti

Le micorrize sono particolari simbiosi che le piante instaurano con funghi buoni, i quali stimolano il capillizio radicale delle piante, che incrementa così il proprio sviluppo e diventa capace di assorbire meglio i nutrienti presenti. Esistono in commercio vari prodotti a base di micorrize, utili perché aiutano le piante a ottimizzare il nutrimento presente nel suolo.

I biostimolanti in genere sono un concetto interessante: non ci si limita a fornire sostanze ma si migliora la capacità della pianta di reperirle, grazie a un miglior apparato radicale.

Biostimolante consigliato: natural booster

Articolo di Sara Petrucci

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