la santoreggiaLa santoreggia è un’erba aromatica dalla coltivazione molto semplice, si può tenere sia in piena terra che in vaso. In giardino si presenta come un cespuglietto profumato e semplice da tenere ordinato, non sfigura anche in contesti ornamentali.

Questo aroma è molto usato nella cucina francese, in Provenza la spezia è nota anche come “pepe d’asino”.Nell’orto è ottima da inserire perché pare che sia un buon repellente degli afidi e quindi è un’ottima consociazione per proteggere gli altri ortaggi.

Ci sono due varietà di santoreggia: la satureja hortensis, dal gusto delicato e da ciclo di coltivazione annuale e quindi deve essere riseminata ogni anno, e la satureja montana, più piccantina e saporita, che è un’erba aromatica perenne. La pianta della famiglia delle lamiacee arriva ai 30/35 cm di altezza, è un arbusto che forma dei cespugli con foglie di forma lanceolata e fiorellini viola o bianchi a seconda della varietà.

Il clima e il terreno in cui coltivare

Clima. La santoreggia è una pianta molto rustica. Sopporta bene il freddo, soprattutto se decidiamo di coltivare la varietà santureja montana, ma ama un’esposizione soleggiata.

Terreno. Questa pianta officinale non è particolarmente esosa in termini di ricchezza del terreno, si presta a essere coltivata quindi praticamente in tutti i substrati, purché non ci siano ristagni di acqua. La varietà montana ama terre sassose e calcaree.

Seminare la santoreggia

Semina. La santoreggia ha dei semi di piccola dimensione che germinano con grande facilità. Si può quindi facilmente ottenere la pianta partendo dal seme, che si può mettere a primavera direttamente nell’orto. Conviene seminare a spaglio e poi diradare, lasciando la nostra piccola aiuola profumata dedicata alla santoreggia. Se invece si vuole seminare in vasetto si mette tra febbraio e marzo per trapiantare in aprile. Ovviamente dopo la semina e fino allo sviluppo della pianta occorre bagnare il terreno con regolarità.  Comprare sementi di santoreggia: potete trovare online le sementi biologiche di santoreggia  (qui).

La divisione dei cespi. La santoreggia si può moltiplicare anche dividendo il cespo, operazione da svolgere in primavera oppure dopo l’estate.

Talea. Terzo metodo per formare una nuova pianta di santoreggia è la talea. Il sistema è molto semplice, analogo a quello di molte altre piante aromatiche (ad esempio il rosmarino). Si recide un ramo dalla pianta madre, scegliendo uno di quei rametti semi legnosi che partono dalla base della pianta, lunghezza una dozzina di centimetri. Questo ramo deve essere lasciato in acqua qualche giorno e poi nel terreno in vaso in modo che possa radicarsi. La talea va fatta tagliando il ramo in autunno per trapiantare nell’orto la piantina radicata a primavera.

Sesto di impianto. Se si coltiva la santoreggia nell’orto famigliare, per autoconsumo ci si può accontentare di poche piante, visto che per aromatizzare verdure o altre ricette basta una manciata di foglie ogni volta. In ogni caso bisogna seminare le piante tenendo almeno 25-30 cm di distanza tra loro, tra le file consiglio di lasciare 50 cm minimo per permettere il passaggio.

Coltivazione della santoreggia

Satureja hortensis e satureja montana. Le due varietà di santoreggia si coltivano in modo analogo, la differenza è che la varietà ortense è annuale (quindi ogni anno si semina) mentre la montana è perenne. C’è poi una netta differenza di gusto, visto che la varietà montana ha un sapore decisamente più forte.

Cure colturali. La santoreggia forma un bel cespuglio fitto, è semplice quindi tener pulito intorno alla pianta dalle erbacce, la sarchiatura è nel contempo utile ad ossigenare il terreno, evitando la formazione di una crosta superficiale.

Irrigazione. Bagnare il terreno dell’orto è utile alla santoreggia solo durante estati particolarmente secca. La varietà montana resiste alla siccità ancora meglio, in particolare se la pianta ha superato il primo anno di vita. Quando le piogge scarseggiano si interviene evitando però di creare ristagni, quindi meglio irrigare spesso con poca acqua che viceversa.

Pacciamatura. La pacciamatura con paglia o telo traspirante può essere utile a ridurre i diserbi durante l’estate, mentre in zone molto fredde pacciamare è utile per non far gelare il terreno in prossimità delle radici della pianta.

Taglio dei rami. Durante tutto l’anno vanno rimossi i rami secchi dalla pianta, tenendola pulita e viva, in particolare è utile potare a fine inverno per permettere alla pianta di ripartire a vegetare correttamente. Potare gli steli in estate invece stimola la pianta e aiuta ad avere maggior raccolto.

Parassiti e malattie. Questa aromatica non ha particolari nemici, può essere coltivata nell’orto senza bisogno di intervenire con fitofarmaci o preparati naturali. Le malattie crittogamiche, in particolare i marciumi radicali, si prevengono piantandola in terreni ben drenanti.

Consociazioni. La santoreggia è una pianta che attira alcuni tipi di insetti e in particolare le farfalle, può essere utile averla vicino a piante da frutto che necessitano impollinatori, come ad esempio zucche e zucchine. Inoltre pare che sia sgradita agli afidi, caratteristica che la rende una consociazione preziosa per molti ortaggi, in particolare fagioli e fagiolini.

Coltivare la santoreggia in vaso. Si può coltivare la santoreggia anche in vaso sul balcone, serve un vaso di media dimensione, occorre predisporre un buon drenaggio sul fondo del vaso (usando ad esempio argilla espansa) e magari mischiare un terriccio con un poco di compost o humus e a un po’ di sabbia.

Raccolta, consumo e proprietà

Raccolta. In cucina si usano le foglie e i fiori di santoreggia. Se si desidera tenere la pianta per avere una spezia pronta all’uso la raccolta può avvenire al bisogno. Un raccolto estivo invece è utile se si desidera prendere interi rametti da far essiccare per poter conservare più a lungo questa aromatica.

Uso in cucina. La santoreggia è un aroma che può essere utilizzato diffusamente in cucina, in particolare si abbina ai legumi e alle zuppe come sapore. Si tenga conto che la santoreggia montana ha un carattere più deciso e un gusto piccante, mentre quella hortensis è più delicata. Le foglie si possono usare come spezia sia fresche che essiccate.

Proprietà della santoreggia. Come praticamente tutte le erbe aromatiche anche alla santoreggia è attribuito un utilizzo erboristico, in particolare legato all’apparato digerente. Questa pianta officinale si dice abbia proprietà antispasmodiche e stomachiche.

Articolo di Matteo Cereda

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