I terreni basici o alcalini sono quelli caratterizzati da un valore di pH più alto rispetto alla neutralità, al contrario di quelli acidi, che hanno invece un ph inferiore.

Il pH è quel parametro chimico che indica il grado di acidità o alcalinità di un terreno, e che incide in modo significativo su alcune caratteristiche del suolo stesso e sulla crescita dei vegetali.

terreno basico

Nessun ortaggio cresce bene in un suolo eccessivamente basico e per questo si rende necessario acidificarlo, intervenendo con una correzione. Scopriamo le caratteristiche di un suolo alcalino e come possiamo migliorarlo abbassando il pH con metodi consentiti in agricoltura biologica.

Che cosa significa terreno basico o alcalino

Il pH viene misurato come soluzione circolante, ossia misurando l’estratto acquoso di un terreno, in acqua demineralizzata, con un’apposita cartina colorimetrica, oppure mediante unapposito piaccametro da inserire nel terreno. Non è difficile verificare in proprio il valore del pH di un terreno, senza la necessità di inviarne campioni presso laboratori specifici.

Si tratta di un parametro chimico che, salvo interventi correttivi regolari, tende a rimanere abbastanza stabile, e che è utile conoscere per avere indicazioni sulle conseguenze sulle piante e per escludere altri fattori per eventuali sintomi strani su foglie, steli e frutti.

La neutralità pura coincide con il pH uguale a 7, con valori più alti si ha un terreno alcalino.

Nello specifico vengono classificati:

  • Leggermente alcalini: terreni con pH compreso tra 7,4 e 8,1
  • Alcalini: terreni con pH compreso tra 8,2 e 8,6.

Effetti del pH basico

Il valore del ph del suolo influenza la disponibilità o meno degli elementi nutritivi per l’assorbimento radicale da parte delle piante.

Questo significa che può capitare che anche con abbondante presenza nel suolo di un certo elemento, per via del valore di pH la pianta non riesca ad assorbirlo in modo efficiente, poiché viene bloccato in composti insolubili.

Ecco quali sono gli effetti principali che si riscontrano in una condizione di suolo basico:

  • Indisponibilità del fosforo: il fosforo in condizioni di ph basico si lega al calcio formando fosfato bicalcico e fosfato tricalcico, ovvero dei sali molto insolubili. Il fosforo, come è noto, è uno dei tre macroelementi, ovvero gli elementi nutritivi che le piante assorbono in maggiori quantità, e che sui concimi è indicato con la lettera P. Le carenze di fosforo si manifestano con colorazioni bronzee o rosso porpora a partire dalle foglie più vecchie, ritardo e incompletezza nella maturazione dei frutti. A volte quindi non è utile concimare di più, ma correggere il ph del terreno abbassandolo.
  • Carenza di ferro, soprattutto nel caso di presenza di calcare attivo che si accompagna al ph basico. Le piante in questo caso ingialliscono, poiché affette dalla cosiddetta clorosi ferrica, a partire dalle zone internervali delle foglie giovani e dei germogli in accrescimento, e si possono notare disseccamenti dei margini. Nelle piante da frutto ci può essere molta cascola e formazione di frutti di piccola pezzatura.
  • Carenza di manganese: anche il manganese è un microelemento, e sebbene venga richiesto dalle piante in dosi inferiori rispetto al ferro, una sua carenza genera sintomi abbastanza evidenti, poiché anche il manganese riveste un proprio ruolo nella fotosintesi clorofilliana. L’ingiallimento in questo caso avviene anche nelle foglie vecchie, su cui possono comparire aree bruno-nerastre.
  • Carenza di rame: non si nota se lieve, ma se diventa eccessiva si manifesta tramite disseccamento delle punte dei germogli, e tramite raccorciamento degli internodi degli steli. Nel cavolo cappuccio può essere inibita la formazione della testa, mentre sulle piante di pomodoro si nota una colorazione verde bluastra nelle foglie giovani.
  • Carenza di zinco: anche in questo caso può verificarsi il raccorciamento degli internodi, anche di quelli apicali, che assumono un aspetto compatto a rosetta.

Esigenze delle piante in termini di pH

La maggior parte delle piante coltivate predilige ph neutri o leggermente acidi, e ci sono specie che addirittura richiedono ph decisamente acidi come i mirtilli, le azalee e le ortensie.

Piante che apprezzino il ph basico sono rare, quantomeno nessun ortaggio vuole un suolo alcalino, proprio perché in tali condizioni si verificano le carenze nutritive descritte sopra. Per questo occorre poi corregere acidificando. Vi si adattano l’olivo, il gelso, il noce e il ciliegio.

Correzione di un terreno alcalino

Dato che le piante coltivate non amano terreni alcalini, in presenza di suolo basico dobbiamo intervenire per correggere il pH e rendere il suolo più acido.

Per abbassare il pH si devono apportare zolfo o gesso, che però non sono molto economici.

correggere terreno acido

Il gesso agricolo è anche un ammendante poiché aiuta a migliorare la struttura dei terreni compatti e a bloccare l’assorbimento, da parte delle piante, di eventuali metalli pesanti. Leggendo una scheda tecnica di un prodotto commerciale si può notare una dose consigliata di 700-1000 kg/ha per la coltivazione di ortaggi (gli estremi dipendono dal ph effettivo del proprio terreno), che si traduce quindi in 7-10 kg in 100 mq.

Un’alternativa è rappresentata dalla distribuzione nell’orto di sacchi di terriccio per acidofile, contenente molta torba ad effetto specifico. Possiamo iniziare con una prova di una quindicina di sacchi per un orto da 50 mq e vedere poi la differenza in termini di ph, e se necessario aggiungerne ancora.

Se si hanno querce nei dintorni, si possono utilizzare le foglie per la creazione di un compost dalla reazione abbastanza acida, così come gli aghi di pino o di abete, e anche la segatura di abete, utilizzata non solo nel compost ma come pacciamatura. Anche i fondi di caffè sono una sostanza acida che possiamo conferire nel compost per portare un pH minore.

Articolo di Sara Petrucci

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